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Bonazzoli: «La Sampdoria è il mio Real Madrid»
Bonazzoli tra campo e Coronavirus: «Sampdoria il mio Real Madrid, sono cambiato. Il nonno? Non l’ho neanche potuto salutare»
Federico Bonazzoli si è raccontato ai taccuini de Il Secolo XIX, passando dalle questioni di campo alla recente perdita del nonno Berto a causa del Coronavirus. Ecco le parole dell’attaccante della Sampdoria.
CAMBIO – «Non ero scarso l’anno scorso, non sono forte adesso, ma non nego che qualcosa sia cambiato in me. Ho capito che la passione e il talento contano, ma conta moltissimo il lavoro che fai. Quest’anno non volevo sbagliare, sono consapevole che c’è ancora tanto da fare ma penso di aver svoltato con la testa».
DI FRANCESCO – «Non smetterò di ringraziarlo, mi ha dato subito fiducia consentendomi di farmi trovare pronto da Ranieri quando è subentrato. Con lui ho anche segnato il primo gol in Serie A e, credetemi, non potevo desiderare di più: un gol in A con la Samp, che ha creduto molto in me negli anni».
FATICA – «Ero già strutturato a livello fisico e questo mi ha permesso di eccellere quando militavo nelle giovanili: mi bastava mettere il braccio davanti al marcatore per fare gol. Era facilissimo e questo mi ha un po’ illuso. Tra i grandi è cambiato tutto, non mi riusciva niente.
PRESTITI – «Sono stato girato al Lanciano, al Brescia, alla Spal e dentro di me mi chiedevo come fosse possibile non riuscire più a fare le stesse cose. Poi a Padova, l’anno scorso, ho fatto un campionato di Serie B e mi sono detto “se non mi sveglio ora, è finita”. Così mi sono presentato quest’estate alla Samp come all’ultimo treno. Ora arrivo a Bogliasco un’ora prima e vado via un’ora dopo, sono quasi maniacale. La Sampdoria è il mio Real Madrid».
LUTTO – «Ho perso il nonno senza nemmeno poterlo salutare, ma la sua scomparsa mi ha responsabilizzato».
CONCENTRAZIONE – «A 22 anni devo ancora migliorare moltissimo, ma se avessi avuto questa testa tre anni fa, chissà, magari sarei meglio di chi sono. Ora entro nei dieci minuti finali e ho la testa giusta, mentre prima non trovavo la stessa concentrazione. Ogni giocatore fa un suo percorso personale: c’è chi le sue cose le capisce a 18 anni, chi a 22 e chi invece non le capisce mai. Magari sbaglierò un gol fatto alla prima occasione, ma l’atteggiamento non lo sbaglierò mai più. È una promessa», ha concluso Bonazzoli.