2013

Bistrattato e sottovalutato, ma Rigoni è il centrocampista che serve

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È italiano, precisamente vicentino (di Schio), biondo, ha altezza (185 cm) ed età media (29 anni). Di cognome fa Rigoni, come quel Marco, trequartista del Genoa, accostato alla Sampdoria più di una volta, e come almeno un altro giocatore nel panorama calcistico nazionale. Insomma, apparentemente, un calciatore come un altro, un nome e un volto che senti di aver già visto almeno una trentina di volte e che, per questo, non ti suscitano interesse. Uno tra tanti, che tra l’altro gioca nel Chievo Verona, squadra che non gode certo di un blasone mondiale e che ben incarna questo concetto di mediocritas che nel calcio moderno mainstream ma unconventional, è un po’ meno aurea di come l’aveva descritta il latino Orazio. Forse è per questo che alla notizia dell’interessamento della Sampdoria per Luca Rigoni il popolo blucerchiato non ha esattamente reagito con frizzante entusiasmo. Ma se ci dimenticassimo per un attimo quel cognome banale e quella così grigia bandiera italica che spicca sul suo profilo di transfermarkt, scopriremmo un centrocampista che non molla mai, che corre e lotta su ogni pallone ma che, a dispetto dello stereotipo comune del faticatore, col pallone tra i piedi ci sa fare. La copia sputata di Poli, diremmo, e per certi versi è vero. Quest’anno ha indossato più volte la fascia di capitano della sua squadra, il giusto premio di un percorso di crescita iniziato nel 2008 e culminato proprio in questa stagione, quando si è confermato uno dei centrocampisti italiani più completi, concreti e… sottovalutati. «Ma il capitano è Pellissier, il vice è Lucio (Luciano, ndr)» spiega un umile Rigoni «Io sono, ecco, il vice del vice». La Sampdoria ha capito che si tratta dell’uomo giusto per rimpiazzare Poli: non più un ragazzino, certo, ma un giocatore forte ed esperto che lavora e suda per la maglia, e in silenzio, con l’umiltà di chi deve guadagnarsi il proprio stipendio a cinque zeri dando sempre il 100%. Perfetto per i nostalgici dei vecchi campioni e del vecchio calcio, il volto che rispecchia una fonìa paradossalmente nuova nel calcio tatuato, luccicato e crestato di oggi. Apparentemente lo stendardo di un cambiamento, l’effigie di un’idea calcistica ben definita; nei fatti, però, nessuno lo vuole.

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