2013

Bilancio, da Cavasin a Ferrara: quanti sprechi

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La Sampdoria negli ultimi anni vive una situazione assolutamente non di moda in casa Samp ma assolutamente di moda nel resto del Paese, ovvero quella del cambio di guida tecnica quando le cose non vanno bene. 
Nella società blucerchiata quando si sceglieva l’allenatore generalmente la scelta era oculata, precisa e spesso fruttuosa, con ottimi risultati soprattutto nella gestione Garrone che dal 2002 ha centrato subito la promozione scegliendo Walter Alfredo Novellino per guidare la truppa blucerchiata a una risalita dopo 4 anni d’inferno in Serie B.

Dopo Novellino, che in 5 stagioni ha ottenuto promozione, un ottavo posto, un quinto posto, un dodicesimo e un nono posto in Serie A, le strade si separano e a Genova arriva Walter Mazzarri, reduce dal miracolo Reggina: altra scelta oculata, profilo giusto e squadra in crescita, arriva il sesto posto, poi nel secondo anno arriva anche la Finale di Coppa Italia e un tredicesimo posto in classifica. Il ciclo Mazzarri si conclude, ma la Samp è ancora in crescita e ha un patrimonio offensivo di tutto rispetto con Cassano e Pazzini, l’arrivo di Luigi Delneri, terza scelta oculata della gestione Garrone, culmina con il quarto posto in classifica e una stagione da urlo porta Delneri sulla panchina della Juventus e la Samp con dei preliminari di Champions da giocare è costretta a cercare un nuovo allenatore.

È qui che si compie la prima frittata, affidando la squadra a Domenico Di Carlo, magari pensando che la ricetta dell’ex allenatore che ha fatto bene al Chievo Verona possa essere una formula scientifica replicabile e che Di Carlo sia il perfetto sostituto di Delneri: purtroppo non è così e per una incredibile serie di sfortunati eventi la Samp di Di Carlo non funziona, o almeno, funziona fino a che là davanti la coppia Cassano-Pazzini fa il proprio dovere e mantiene la Sampdoria al giro di boa al quinto posto. Tutto precipita nel girone di ritorno e la situazione diventa tragica, salta Di Carlo e viene chiamato a salvare la Sampdoria Alberto Cavasin: missione fallita epicamente e retrocessione in Serie B. Montagne di soldi derivate dai diritti televisivi buttate in fumo, e una squadra distrutta moralmente e tecnicamente.

Non c’è tempo per piangersi addosso, c’è una Serie A da conquistare al più presto e un campionato di Serie B non da vincere, ma da stravincere. Almeno nei programmi e nella testa dei tifosi, che sognano una Samp schiacciasassi che veleggia in solitudine verso la promozione spazzando via tutti, un allenatore di alto profilo al momento senza panchina che sposa il progetto e lo inizia dai piani bassi per poi continuare nella massima serie una volta ottenuta la promozione senza tanti patemi: la scelta di Pasquale Sensibile, al tempo direttore sportivo, ricade su Gianluca Atzori, non certo quello che ci si aspettava per dominare il campionato cadetto.
I dubbi sono più di uno e giornata dopo giornata la Samp non decolla e fatica tanto in terre sconosciute, contro squadre abituate alla battaglia campale che danno filo da torcere: il treno promozione rischia di partire, con Sassuolo, Pescara e Torino che viaggiano forte e Varese e Padova subito dietro. La Samp è lì dietro ma i punti di distacco sono tanti e il gioco non brilla. Arriva la sconfitta casalinga contro il Varese, salta Atzori e la Samp si affida come il primo anno di Riccardo Garrone a un autentico specialista delle promozioni: Giuseppe Iachini.

Tempo di conoscere la rosa e imbastire una formazione oliata e la Samp decolla col 4-3-1-2, grazie anche a nuovi acquisti come Eder che in coppia con Nicola Pozzi forma una grande coppia. Com’è andata lo sappiamo tutti, rincorsa, 41 punti nel girone di ritorno, playoff conquistati e finale vinta proprio contro quel Varese che aveva fatto saltare la panchina blucerchiata: la Samp è nuovo in Serie A.

La missione è compiuta, non senza qualche patema come da copione degli ultimi anni, ma è compiuta. Iachini a furor di popolo meriterebbe di rimanere sulla panchina della Samp anche in Serie A, ma le statistiche sui suoi massimi campionati non sono esaltanti. Ecco quindi che l’eroe della promozione viene silurato con un grazie e arrivederci, con lo stipendio pagato ma senza lavorare, così come lo stesso Atzori, fermo dalla fine del 2011. Stipendi non certo leggerini e che gravano sulle casse della società, che devono ancora ammortizzare il colpo dei circa 40 milioni che entravano annualmente dai diritti tv. Caccia al nuovo allenatore, l’identikit non è difficile da tracciare: esperienza, abilità coi giovani e perché no, un gioco propositivo per far divertire quei 20000 cristiani che ogni anno sottoscrivono un abbonamento nonostante tutto. La scelta, ancora una volta di Pasquale Sensibile, ricade su Ciro Ferrara, allora tecnico dell’Under 21: chi  meglio di lui per una rosa giovane come quella della Samp?

La partenza è grandiosa, vittoria a Milano, vittoria in casa col Siena, vittoria a Pescara, pari col Torino e pari a Roma in 10 uomini: niente male, ma il campionato è lungo e alla prima difficoltà la nave sprofonda. Sconfitta discutibilissima contro il Napoli con un rigore fuori area, in quella successiva contro il Chievo il 2-1 nasce da un fallo da rosso su Obiang che culmina con la papera di Romero, le gare dopo la Samp non mostra mai niente di positivo se non una grande mancanza di organizzazione e la striscia di sconfitte arriva a 7. Il vassoio d’argento sul quale servire la testa di Ferrara è pronto, non ci sono scusanti per i limiti mostrati da quella Samp, ma è la settimana del Derby e il Genoa stranamente, è messo addirittura peggio e ha cambiato allenatore guarda un po’, proprio scegliendo Delneri. Un colpo al cuore dopo quel 2009/10, ma il professionismo è fatto anche di queste cose. Le genovesi si affrontano in un Derby che si prospetta brutto, inguardabile e tecnicamente imbarazzante, ma la Sampdoria – sarà il sale sparso intorno al campo dai collaboratori di Ferrara nel prepartita – domina e vince per 3-1 giocando con un ragazzetto del ’93 davanti, tale Mauro Icardi, alla prima da titolare. La Samp vince di nuovo anche la giornata successiva contro il Bologna e la crisi sembra scacciata, il pareggio di Firenze contro una formidabile Fiorentina lascia ampie conferme a riguardo della tesi, ma il duetto composto da Udinese e Catania con conseguenti due sconfitte fa saltare anche Ferrara.

Pura casualità, nella serata prima di quel 17 dicembre il Siena ingaggia Iachini per cercare una disperata rimonta dal -6, liberando così la Samp dall’ingaggio del tecnico ex Brescia e dando così l’incredibile assist per girare la situazione. Il quasi milione che Ferrara, Peruzzi e altri collaboratori percepiscono rimane sulla casse della Samp, che finalmente, dopo anni di corteggiamenti, voci e smentite punta su Delio Rossi: esperienza, bravura coi giovani e per quanto fatto con Palermo e Lazio negli anni a venire, pure un bel gioco, i 20000 saranno contenti. Il compenso pattuito con l’ex tecnico rosanero è di 500 mila €, con un aumento di ingaggio in caso di salvezza. Nel frattempo anche Atzori saluta il lauto libro paga del Doria e si accasa prima allo Spezia, dove continua a deludere, poi alla Reggina, che guiderà fino al 21 ottobre scorso.

La Samp si salva con Delio Rossi e la sua giovane truppa, giocando un 3-5-2 magari non spumeggiante come quello che ricordavano i tifosi dai tempi di Walter Mazzarri, ma comunque i punti salvezza arrivano e nonostante tutto ci si salva a marzo, con 38 punti in classifica che rimarranno così fino alla terzultima di campionato, quando il pari interno contro il Catania sancirà la matematica salvezza dei blucerchiati. Attualmente Delio Rossi percepisce 1 milione e 300 mila euro netto, con lo staff si arriva ai 2 milioni, come Rudy Garcia della Roma che sta uccidendo il campionato di Serie A.

Le campagna acquisti degli ultimi anni sono state basate tutte su comproprietà, prestiti con diritti di riscatto e con budget limitati, finanziate dalla vendita dei gioielli spesso a prezzi piuttosto bassi rispetto al vero valore del giocatore: se le scelte della guida tecnica fossero state più oculate dal 2010 al 2012 non si sarebbero buttati via tutti quei soldi, che si sarebbero potuti investire nella costruzione della squadra, uno spreco che sta pagando questa Samp e che continueranno a pagare anche le prossime edizioni della squadra blucerchiata.

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