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Bellucci: «Sampdoria nel cuore. Ma quella chiamata della Juventus…»

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Claudio Bellucci, ex giocatore della Sampdoria e attuale vice allenatore dell’Azerbaigian ha rilasciato un’intervista a Gianluca Di Marzio

Claudio Bellucci, ex giocatore della Sampdoria e attuale vice allenatore dell’Azerbaigian ha rilasciato un’intervista a Gianluca Di Marzio. Ecco le sue dichiarazioni.

SAMPDORIA – «In Liguria sono la mia casa e il mio cuore».

CASSANO – «Mazzarri, nei due anni insieme alla Samp, me lo diceva sempre: “Siete tu e Cassano, magari torni l’80% delle volte tu e il 20% lui”. Il primo anno segnai 12 gol io e 9 Antonio; il secondo 5 e 12: non è andata così male, anche se uscivo sfinito».

DELUSIONE – «Mi ricordo ancora come mi ero sentito dopo la stagione al Venezia in Serie B. Era l’estate del ‘97, avevo segnato 20 gol in 33 gare e speravo che la Samp mi desse una possibilità. Invece, rientrato dal prestito mi comunicarono che ero stato ceduto in comproprietà al Napoli. Ci sono stato male per qualche giorno. Poi mi sono detto che sarei andato in una delle società storiche del nostro calcio: l’ho presa con entusiasmo. Ma me l’ero legata al dito, sapevo che prima o poi sarei tornato».

JUVENTUS – «Nel ’98, quando Del Piero si ruppe il ginocchio,è stata una possibilità e ci furono dei contatti: mi sarei giocato le mie carte fino a fine stagione e poi si sarebbe visto come proseguire. Ma alla fine il Napoli bloccò tutto: doveva vincere il campionato per tornare subito in A e non acconsentì».

AZERBAIGIAN – «È nato tutto da un appuntamento con De Biasi. Ci siamo visti di persona, lui mi voleva nel suo staff e io ho accettato con entusiasmo. È strano vivere all’estero, ma vedendo la disponibilità che stiamo incontrando, non posso che essere felice. E poi Gianni ha avuto una grande esperienza con l’Albania: è un fattore determinante».

VICE ALLENATORE – «Da fuori sembra di avere meno responsabilità, visto che si compare meno, ma alla fine le decisioni si prendono in comune. De Biasi ha un livello culturale altissimo: conosce lingue, paesi, persone… Vista la mia storia, sotto questo punto di vista ho davvero tanto da imparare».

MODELLI – «I miei modelli? Ho tre fari: Eriksson, che mi ha dato la possibilità di esordire in Coppa Italia facendomi anche calciare un rigore; Mazzone, che ha scommesso su di me a Bologna e Ulivieri, maestro di calcio e di vita».

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