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Bastava un po’ di rabbia

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La vittoria del Bentegodi è arrivata, con conseguente allontanamento dalla zona retrocessione, figlia non solo di due vittorie consecutive, ma anche di un paio di risultati favorevoli sugli altri campi, Matusa a parte. Questa vittoria nasce a sua volta da una formula che funziona sempre, che lo stesso capitano Roberto Soriano ha voluto citare al termine della gara: la rabbia. La voglia di farcela. 

Le squadre di Vincenzo Montella, non lo scopriamo di certo oggi, hanno sempre voluto giocare a calcio, perché il tecnico di Pomigliano d’Arco così agisce e così ragiona. Dal Catania alla Fiorentina, tutte facevano girare la palla sfruttando ognuno degli elementi in gioco, partendo da una difesa dai piedi buoni, capaci di impostare, fino a un attacco che arrivava in porta dialogando. Da un lato tale modus operandi ha premiato, quando c’era da giocare nelle posizioni alte di classifica, dall’altro, come per esempio alla Sampdoria, tale tattica si è rivelata controproducente. Mi è capitato più volte di pensare che Montella fosse inadatto alla lotta per non retrocedere, perché lì hai bisogno di altri allenatori, di altre metodologie di gioco, di altri interpreti in campo, ma personalmente sono sempre stato figlio della filosofia di vita che impone l’eleganza anche in punto di morte. E quindi ben venga Montella e il suo gioco, perché prima o poi avrebbe premiato, a patto di trovare gli interpreti giusti in mezzo al campo.

L’ha fatto a Verona, contro l’Hellas, con un bel 3 a 0, nato tutto nel primo tempo, perché nella ripresa, poi, la Sampdoria ha deciso di tirare i remi in barca e una partita che dal punto di vista dello spettacolo si era esaltata per ben 45 minuti, è finita a essere una mera protezione del risultato acquisito con contenimento dell’avversario, annichilito e poi liberato. I tre gol del Doria, il non aver subito una rete in trasferta, l’aver attaccato con tutte le proprie forze la porta e l’area avversaria, sono tutti sinonimi di voglia di farcela, di crederci, di una mentalità che fino a ora non è stata propriamente della Sampdoria. Il gol di Soriano arriva da un assalto al pallone dopo una respinta di Gollini, il gol di Antonio Cassano arriva da un rapido tapin dopo una traversa di Quagliarella: situazioni che possono verificarsi esclusivamente se ci credi fino alla fine, se hai voglia di crederci e di guidare l’assalto alla vittoria. Di attaccare lo spazio. Così come anche Lazaros, che non perde tempo a pensare di non dover esultare, non si sofferma sull’ipocrisia del gol dell’ex: vede la palla e pensa soltanto a metterla dentro, non importa come. Deve entrare. 

La rabbia d’altronde è sempre stata un’arma in più per tantissime squadre, che si declini in voglia o in caparbietà: senza farla diventare sproporzionata vigoria, che può causare qualche problema anche dal punto di vista disciplinare, da qui passerà la salvezza definitiva della Sampdoria. E concedetemi un parallelisimo videoludico, facendo rifermiento a quello che attualmente – e probabilmente lo rimarrà per ancora un po’ di tempo – è il titolo free to play più giocato al mondo, Hearthstone. Gioco di carte collezionabili prodotto da Blizzard, direttamente dalla loro sede di Irvine, in California – dove tra l’altro questa settimana la stampa internazionale vola per scoprire le ultime novità – ha nel suo roster di servitori diverse applicazioni pratiche del concetto di rabbia: le creature fornite di tale caratteristica, se attaccate, e quindi se ferite, ottengono più punti attacco o anche la caratteristica furia del vento, che permette di attaccare due volte nello stesso turno. Tale parallelisimo, nemmeno troppo ricercato vista la grande diffusione del marchio posto a paragone, fa capire come la rabbia sia universalmente riconosciuta come l’elemento scatenante che induce a poter sfruttare un miglioramento delle proprie capacità. Che si tramuti in una maggior forza d’attacco, nel nostro caso capacità di andare a offendere nell’area di rigore avversaria, o in una furia del vento che, in una sola azione, può portarti a un doppio tiro, tra prima e dopo la respinta del portiere. 

Non resta, quindi, che augurarci di mantenere saldo questo file rouge che sta guidando la Sampdoria di Vincenzo Montella da due settimane a questa parte: dopo il Frosinone, dopo l’Hellas, ora l’Empoli e poi il Chievo. Altre due partite alla nostra portata, che ci avvicineranno alla sosta di Pasqua con un bivio fondamentale per il nostro futuro prossimo: salvezza o rinnovata lotta. Di questo passo possiamo ben sperare sulla prima direzione.

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