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Barreto: «Giampaolo mi ha conquistato. Il Milan…»

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Edgar Barreto è una delle colonne della Samp targata Marco Giampaolo: «Andarmene? In estate c’è stata una chance, ma ho combattuto per un posto»

Da piccolo – racconta a “La Gazzetta dello Sport” – il suo piccolo era addirittura Attilio Lombardo, storica ala della Sampd’oro. Edgar Barreto ride divertito, mentre racconta perché per lui la maglia blucerchiata non potrà mai essere uguale alle altre. Il motivo per cui, durante un’estate difficile, non si è mai convinto ad arrendersi, ad accettare di andar via in prestito, anche se lo cercavano società importanti. «In Paraguay, quando ero piccolo, in televisione si vedevano solo i campionati spagnolo e italiano. Era il periodo d’oro della Sampdoria, quella dello scudetto. Io ne ero affascinato. Quando giocavamo con gli amici io stavo sempre nella Sampdoria ed ero Lombardo, non so perché, non me lo ricordo. Mio fratello (Diego, portiere della nazionale paraguaiana) era Pagliuca. Ci ho pensato spesso, in questi anni in Italia (Edgar è il giocatore paraguaiano con più presenze in Serie A di sempre) ogni volta in cui l’ho visto. Purtroppo, però, non l’ho mai conosciuto bene».

COLONNA EMOZIONALE – Giampaolo di lei dice: «Barreto gioca perché sa stare sempre dentro la partita». Un complimento particolare. «A me sembra un bel complimento. Ma il più bello è il fatto che mi tenga sempre in campo. Vuol dire che do qualcosa alla squadra». Il tecnico non ha mai rinunciato a lei, eppure in estate era praticamente fuori rosa, sul mercato in attesa che accettasse una destinazione. «Questo è il calcio, a volte sei fuori da un progetto, poi con dedizione riesci a trovare spazio. Se volete è anche bello». Ma lei come ha sopportato l’estate da semi-emarginato? «Come sempre: andando a mille. Allenandomi ogni giorno al 100%. E’ stato il filo conduttore della mia carriera e non mi sono fatto abbattere dalle situazioni. Dieci giorni prima di andare in ritiro avevo già fatto, da solo, la mia preparazione personale. Al momento giusto mi sono fatto trovare pronto». Come ha conquistato Giampaolo? «In realtà, è stato lui a conquistare me. Il suo calcio è diverso da tutti quelli che avevo conosciuto prima, con la difesa alta, che non fa il fuorigioco ma che mette spesso in fuorigioco gli altri, con gli esercizi ad alta intensità, che ti fanno giocare spesso a memoria. Con lui gli allenamenti sono divertimento, non stress».

CHIOCCIA E PASSATO – Domenica ritroverà Montella da avversario. Lo considera responsabile del periodo buio in cui è incappato nella seconda parte della scorsa stagione? «Io giudico solo me stesso, so di non aver giocato al mio livello. Purtroppo quando tutti sono in difficoltà non puoi non venirne condizionato. Se andate a vedere, tutta la squadra era al di sotto delle sue possibilità anzi no. Tutti meno uno: Viviano. Le sue parate sono state determinanti per la salvezza. Il resto giudicatelo voi». Di lei viene apprezzata molto anche l’attitudine a far da chioccia ai ragazzi più giovani. «Credo sia naturale. Penso di capire meglio di altri cosa sta vivendo un ragazzo lontano dalla famiglia, dalla sua cultura. L’ho vissuto sulla mia pelle, quando, a 19 anni, sono andato in Olanda. Gli olandesi sono chiusi, parlavo solo spagnolo e nessuno mi capiva. Mi sono sentito molto solo. Così provo ad aiutare gli altri, con uno scherzo, un consiglio. Ora, perdi più, c’è un pericolo particolare, il mondo dei social: i nuovi arrivati tendono a rifugiarvisi e a non comunicare. Così quando li vedo con la faccia nel telefonino faccio una battuta e li faccio socializzare. Qui ci sono tanti ragazzi con un futuro importante, penso a Linetty, a Praet, ma potrei dire molti nomi. Quando mi siedo a bere un mate con Torreira è un momento importante, mi fa sentire a casa».

NAZIONALE E FUTURO – Corsa e concentrazione, cose che l’hanno portata a lasciare la nazionale a 28 anni? «Eravamo un gruppo straordinario, abbiamo fatto la storia del nostro calcio, ma quei viaggi transoceanici mi distruggevano. Piuttosto che fare due cose male, ho cercato di farne una bene». Torniamo alla sfida col Milan. All’andata avrebbe potuto deciderla? «Il gol annullato avrebbe potuto cambiare tutto. E il fuorigioco non c’era, tra l’altro la palla non l’ho neppure toccata. La nostra prestazione fu importante, mettemmo in grande difficoltà il Milan. Pure la prossima sarà una bella sfida e, ve lo assicuro, per loro sarà dura».

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