2015

Banfi, alias Oronzo Canà: «Ferrero? Ci conosciamo da tanto. Mihajlovic…»

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Il suo 5-5-5 riecheggia ancora nelle menti di molti tifosi. Il suo “Allenatore nel pallone” è un cult sportivo in Italia, mai passato di moda, tanto da farne seguito ad anni di distanza dal primo. Oggi Lino Banfi si presta alla Samp, come ha fatto recentemente per il nuovo film “Le frise ignoranti”. In un video caricato anche dal canale ufficiale della Samp su YouTube, si scorgono Éder, Soriano, Viviano, De Silvestri e Palombo cantare l’inno appositamente pensato dall’attore pugliese. Tutto per Massimo Ferrero, produttore del film insieme alla figlia e presidente blucerchiato.

Chissà se Oronzo Canà potrebbe succedere a Mihajlovic: «Ho già le idee chiare su cosa servirà alla squadra per fare al meglio la bi-zona. Certo, vista l’età forse converrebbe spedirmi non in panchina ma a Coverciano, a dare ordini a tutti e insegnare ai nuovi allenatori…». Eppure Banfi il patentino ce l’ha per davvero, anche se conferito ad honorem: «La cosa incredibile è che dopo tanti anni qualsiasi allenatore mi incontri, mi dice «Ciao, mister!» come fossi un collega. Canà è ormai il vate di tutti gli allenatori».

Il rapporto con Ferrero è di lunga data: «Io e Massimo ci conosciamo da tanti anni per il cinema, adesso ci siamo ritrovati perché ho fatto una parte nel simpaticissimo film di sua figlia, “Le frise ignoranti”. Ricordo ancora la volta che mi chiamò al telefono il giorno dopo che avevo confessato in tv al Maurizio Costanzo Show di non aver mai mangiato la nutella – racconta Banfi ai microfoni de “Il Secolo XIX” -. La segretaria mi disse: «Le passo Ferrero». Pensavo fosse quello della cioccolata che si lamentava o mi proponeva una pubblicità. E invece era lui, che tra un «li mortacci tua» e l’altro mi proponeva un film. Massimo è così, ti stupisce sempre».

Mihajlovic non è Oronzo Canà, ma potrebbe sempre battere il Napoli di De Laurentiis: «Mihajlovic non è ancora un allievo di Oronzo Canà, ma può diventarlo. Carletto Ancelotti per esempio lo è: quand’era al PSG, gli mandai un telegramma con scritto «Non scordare il 5-5-5». Lui molto simpaticamente esibì quello scritto in conferenza stampa. Se Sinisa vuole, può copiarlo, però con un piccolo accorgimento: per vincere al San Paolo serve una versione rock’n’roll della bi-zona. Quando non corrono, i giocatori devono ballare per recuperarlo».

E sullo stadio, la passione scema un po’: «Non ci vado più da quando ci sono i telefonini e la moda dei selfie. Mi fermo sempre per una foto per strada con la gente, ma i telefonini ce l’hanno tutti e impiego due ore dal parcheggio alla tribuna. Però a Genova verrò volentieri a vedere la Samp appena capita».

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