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Audero si racconta: «Sono un portiere atipico». E sulla Juve…

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Audero a tutto tondo: «Sono molto autocritico, ero curioso di rivedere il gol di Brozovic. Futuro? Il mio interesse è solo per la Samp»

Una delle note più positive della Sampdoria di questa stagione, insieme a Nicola Murru e a Gregoire Defrel, è probabilmente Emil Audero. Il portiere arrivato dalla Juventus in prestito con diritto di riscatto e controriscatto in favore dei bianconeri è l’estremo difensore meno battuto della Serie A – solo tre le reti subite in sei partite -, merito certamente di una difesa, quella blucerchiata, molto migliorata rispetto allo scorso anno, ma anche delle sue parate. Eppure, la differenza fra Serie A e Serie B si è fatta sentire: «Il salto di categoria è stato notevole. L’ho affrontato con la voglia di metterci la concentrazione massima. Poi anche di fronte a certi numeri bisogna fare la tara. Dopo le partite non riesco a dormire. Arrivo a casa e me le rivedo. Ad esempio ero curioso di rivedere il gol di Brozovic. È vero, io sono molto autocritico. Era un tiro difficile, perché avevo tanti compagni davanti che mi ostruivano la visuale, per di più la palla è andata a abbassarsi. Sono riuscito solo a toccarla e non a deviarla. E lì sta la differenza, perché se la pari fai un bell’intervento, se la tocchi e non la pari diventa un mezzo errore. Certo, si può sempre fare di più e meglio nella vita, ma in quel caso secondo me non era poi così scontato».

Per diventare un grande portiere, alla Juve Audero ha potuto contare su un esempio non da poco, Gianluigi Buffon. Ma per il numero uno blucerchiato non esistono modelli da ricalcare in toto: «Avendo avuto la fortuna di allenarmi per tanto tempo con Buffon – racconta il classe ’97 a Il Secolo XIX, è normale che abbia cercato di ‘assorbirlo’, di fotocopiarlo. Però i modelli non esistono. Alla fine il modo di stare in porta è solo tuo. Per qualcuno, da fuori, la mia parata è l’uno contro uno. L’uno contro uno coinvolge aspetti di psicologia. Tu cerchi di indurre l’avversario all’errore, lui di prenderti il tempo leggendotelo negli occhi. Mi piace l’uno contro uno». L’estremo difensore dell’Under 21 azzurra non si definisce certo un personaggio da palcoscenico: «Non mi è mai piaciuta la parata sotto l’incrocio, quella scenica, da fotografia. Mi piace di più quella sul colpo di testa, sul tiro ravvicinato potente. Mi esalto in quelle situazioni lì. Sono un portiere atipico. Sono tranquillo. Non so come siano gli altri portieri, quelli etichettati come “pazzi”, forse ci si marcia anche un po’ su questo stereotipo… Certo un po’ di “ignoranza“, di follia, ci deve essere, però sana. In fin dei conti ti tuffi sempre tra i piedi di uno che sta calciando un pallone».

Il suo cartellino è di proprietà della Juventus, società che tiene d’occhio i suoi progressi per valutare se riportarlo o meno a Torino nei prossimi anni dopo la stagione in cui l’estremo difensore ha fatto da terzo a Buffon e Szczesny: «Non ho saltato un allenamento quell’anno lì, giocando ogni tre giorni. L’avevo preso come l’anno in cui dovevo starci e mi è servito tantissimo stare con quei campioni. Sono riconoscente ad Allegri, non mi ha fatto fare un debuttino in A, ma una partita intera a Bologna. E comunque nella Samp siamo in due portieri Champions, c’è anche Belec, che però l’ha vinta (con l’Inter nel 2010)». Per Audero, però, ciò che adesso importa è il presente: «Mi sento un giocatore della Samp, il mio obiettivo è affermarmi qui. E se l’ultima parola, la “recompra”, è della Juve, la prima è della Samp. Il futuro non lo conosco, tornerò alla Juventus, dove sono stato benissimo, oppure no. Ma ora come ora il mio interesse – conclude il portiere – è esclusivamente per la Samp».

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