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Andersen, alla Samp per riscattare i tuoi antenati
Joachim Andersen è della Sampdoria, ma la storia dei danesi in blucerchiato non promette bene. Riuscirà a invertire il trend?
Nuova avventura per Joachim Andersen, che dopo quattro anni di militanza nel campionato olandese con la maglia del Twente, si è ufficialmente accasato a Genova, sponda Sampdoria. Il centrale classe ’96, tra i migliori prospetti del campionato olandese, è arrivato per una cifra piuttosto contenuta, intorno ai 2 milioni di euro: un investimento a basso costo, tipico della politica societaria blucerchiata, che si potrebbe rivelare in futuro una rendita proficua, sia in termini di prestazioni in campo che di incasso da una sua cessione. Andando a curiosare sulla storia dei giocatori danesi passati dalla Sampdoria, però, ci si accorge che il giovane difensore avrà l’obbligo – o, perlomeno, dovrebbe sentire questo dovere morale – di riscattare i propri antenati: solo tre suoi connazionali hanno portato il baciccia sul petto, ma senza lasciare il segno.
Il primo fu Karl Aage Halsen, inesauribile centrocampista che nel 1953, già trentaduenne e dopo tre stagioni strepitose alla Juventus, trascorse un anno alla Samp senza emergere particolarmente (29 presenze e 3 reti). Il secondo danese arrivò nel 1969, ed era Harald Nielsen: ormai a fine carriera, giocò l’ultima stagione prima di ritirarsi tra le file del Doria, collezionando solamente quattro apparizioni. Il nome del terzo e ultimo giocatore è ancora ben impresso nella memoria dei tifosi della Sampdoria: Simon Poulsen, terzino che nel 2012 la società dell’allora presidente Riccardo Garrone acquistò dagli olandesi dell’AZ Alkmaar. Le aspettative su di lui si rivelarono decisamente troppo elevate e, dopo un anno e mezzo in cui riuscì a vedere il campo solo 7 volte – senza contare il periodo trascorso da fuori rosa – risolse il suo contratto con la Sampdoria, ed è tutt’ora visto come uno dei peggiori acquisti della storia recente del club. Insomma, la storia dei suoi predecessori non deputa a favore di Andersen, ma – sotto la guida di Marco Giampaolo, maestro nel far crescere i giovani talenti – l’ex Twente potrebbe finalmente venire ricordato come l’unico danese blucerchiato degno di nota.