2014

Anche Sinisa può sbagliare

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Premessa: non parlerò dell’arbitraggio di Doveri, seguendo la linea tracciata da Mihajlovic. Non mi interessa fare la parte del dirigente Aia o del critico del mondo dei fischietti perchè per due partite di fila la Sampdoria mi ha deluso, a prescindere dall’attenuante delle squalifiche. Non tanto i due risultati conseguiti, che alla luce delle due avversarie affrontate (Roma e Milan) potevano essere pronosticabili e prevedibili, quanto per la mancanza di personalità di una squadra forse più rilassata e appagata di qualche mese fa, che vede oramai prossimo il traguardo della salvezza.

Una formazione sbagliata ex ante che ha messo in luce tante carenze. A cominciare dalla difesa, laddove Sinisa non ha azzeccato la combinazione sulla scacchiera, azzardando il neofita Fornasier sulla carreggiata lasciata libera da Lollo De Silvestri. Sull’esterno il giovane ex Manchester, alla terza in A, si sente un pesce fuor d’acqua e anche in area di rigore – posizione a lui più congeniale – dimostra inesperienza, come dimostra l’azione del vantaggio rossonero di Taarabt. Con questo non lo voglio bocciare, anzi vedo in lui delle doti che vanno coltivate evitando di gettarlo nella mischia in un ruolo non suo in modo tale da non rovinare il suo cursus honorum, che nella prossima stagione dovrà passare dai polverosi campi di periferia della Serie B. In tutto questo bailamme difensivo, l’unico che è tornato al posto giusto è stato Vasco Regini, preciso, attento e nel finale lanciato in avanti come il Campagnaro dei tempi che furono.

L’errore più grosso – a parer mio – Mihajlovic l’ha commesso perseverando Eder come punta centrale (perchè non giocarsi la carta Okaka visto che Maxi non era pronto per partire titolare?). Stessa scelta di Roma, stesso risultato: squadra poco incisiva davanti, poche azioni manovrate per la mancanza di un punto di riferimento offensivo, sterilità assicurata. Mai nella gestione Mihajlovic la Sampdoria aveva passato 180 minuti senza segnare e, guarda caso, l’ultimo precedente risale al girone d’andata, con Delio Rossi in panchina, proprio contro Roma e Milan. Segno che qualcosa non va, oltre al posizionamento del triangolo avanzato, anche nel tandem Eder-Gabbiadini, prima voce per produzione di gol (nelle 14 partite con Mihajlovic, i due hanno segnato il 44% delle reti totali). Ma i problemi sussistono anche individualmente: il brasiliano manca all’appuntamento con il gol da 7 gare, da Samp-Udinese 3-0 del 13 gennaio, troppo poco se pensiamo che in media realizza un centro poco più di ogni due partite. Dato un po’ meno negativo per l’attaccante in comproprietà con la Juventus che cinque match fa ha segnato il prezioso gol del pari contro il Bologna.

Oltre ad essere la prima debacle casalinga di Mihajlovic, Sampdoria-Milan chiude un mini ciclo di ferro dal quale i blucerchiati escono con la consapevolezza di essere una squadra “normale”, con alti e bassi, ma con limiti tecnici evidenti, che poi possono essere più o meno evidenti a seconda delle contingenze. Con la salvezza quasi in saccoccia e nulla più. L’emblema delle lacune in campo oggi si è visto in Da Costa, un portiere mediocre con un passato prima di quest’anno solo in cadetteria che ha dato più di quanto era nelle sue corde, che 54 lettori della nostra pagina facebook su 58 hanno screditato proponendo come alternativa – al momento non concreta in quanto per Sinisa l’estremo difensore brasiliano non si discute – Vincenzo Fiorillo.  

Ora Torino e poi Livorno e poi… Il futuro. Futuro che – banalmente – dipenderà unicamente dalla volontà di investimento della famiglia Garrone. Volontà che sembra essere subordinata alla costruzione di uno stadio di proprietà, attualmente lontano dall’essere realizzato. Se si vorrà osare di più – e penso che Mihajlovic lo pretenderà qualora dovesse decidere di continuare a sedersi sulla panchina blucerchiata anche l’anno prossimo – bisognerà rivoluzionare per 2/3 la rosa attuale. 

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