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L’allievo del preparatore Bertelli: «La Sampdoria è in buone mani»
Spatafora, allievo del preparatore blucerchiato Bertelli: «La Sampdoria è in buone mani, ma senza amichevoli è dura»
Tra gli allievi passati da Paolo Bertelli, attuale preparatore atletico della Sampdoria, rientra anche Matteo Spatafora. 44 anni, ligure di Cogorno e tifoso blucerchiato, adesso Spatafora si trova a casa perché in Arabia Saudita è tutto fermo a causa del Coronavirus e il “suo” Al Hilal è in attesa di riprendere le attività. A due settimane dalla ripresa della Serie A, il preparatore è stato raggiunto dai taccuini de La Repubblica.
BERTELLI – «Era stato uno dei miei professori dopo la laurea in Scienze Motorie. Avevo seguito un master di preparazione fisica con diverse tappe, una Roma, dove era in quel periodo. Aveva una tranquillità unica, mi aveva colpito a livello umano e professionale. Molto umile, disponibile, si fermava anche mezz’ora in più a rispondere alle nostre domande. Quando l’ho incontrato in campo e sono andato a salutarlo prima di una gara di coppe, in quel periodo era al Chelsea, è stata una grande soddisfazione. Da tifoso, sono tranquillo, la Sampdoria è in buone mani».
LUNGO STOP – «I giocatori hanno lavorato a casa in maniera disomogenea, con attività anche non propedeutiche al calcio, come il tapis roulant. La muscolatura perde elasticità e quindi rimettersi su un campo, con tutte partite determinanti, faciliterà gli infortuni».
PROBLEMA CALDO – «In Arabia Saudita le partite vengono interrotte spesso per poter far bere tutti. Si cerca di sopperire con sale e zuccheri in quantità. L’intensità in campo è inevitabilmente più bassa, dai dati del gps emergono in modo evidente le differenze. Nello stesso giocatore tra agosto e gennaio, dove ci sono le temperature ideali a Riad, si notano meno accelerazioni e decelerazioni, come numero ed intensità. Questo significa, ad esempio, un pressing meno intenso. Stessa cosa per i cambi di direzione, scadono come qualità e numero. In Liguria, non fa quel caldo, le temperature sono ancora accettabili. È un vantaggio».
NIENTE AMICHEVOLI – «È un grosso limite, non c’è nulla di così allenante come le partite. Bisognerà lavorare molto sull’intensità, soprattutto avvicinandosi alla gara, utilizzando molto la palla».