2014
Alberto Marangon: «Vi racconto la Social – Sampdoria»
La Sampdoria è sicuramente tra le società sportive italiane a curare con maggiore attenzione il rapporto con i propri tifosi. Una società sempre più social, attiva sulle più famose piattaforme come Facebook, Twitter e Pinterest. Per non parlare di Google +, Instagram e altri ancora. Piattaforme in grado di creare un filo diretto con i tifosi di tutto il mondo e non è un caso se è stato registrato un vero e proprio Boom di tifosi provenienti dalla Cina.
«Prima di entrare su Facebook, Twitter e poi sulle altre piattaforme dove siamo oggi, abbiamo studiato per capire come meglio muoverci, e il risultato che abbiamo ottenuto ha ripagato l’attesa – spiega Alberto Marangon, direttore dell’area comunicazione della società nell’intervista rilasciata a Cittadini di Twitter -. Anche grazie ai tifosi, molto attenti all’interazione con i nostri mezzi di comunicazione, così come la Sampdoria è attenta al tifoso. Per la famiglia Garrone, così come in epoche pur certo diverse dal punto di vista delle tecnologie questo discorso valeva per la famiglia Mantovani, il rapporto con la tifoseria sta alla base del lavoro societario. Avvicinarsi al tifoso è fondamentale».
Social ma non solo: il contatto tra rifosi e squadra è davvero strettissimo. A testimonianza di ciò la grande partecipazione di tesserati, non solo giocatori ma anche dirigenti e presidente, alle feste organizzate dai club dei tifosi blucerchiati. O ancora il centro sportivo Gloriano Mugnaini, dove i tifosi sono a tu per tu coi loro beniamini. Tutto questo grazie all’impegno della famiglia Garrone: «La famiglia Garrone è da sempre molto attenta ai tifosi sia dal punto di vista della comunicazione che da quello del sociale. Il contatto con i tifosi fa parte della vita della Sampdoria. Ti faccio un esempio extra-social: la Samp è l’unica società in Italia che ha un centro sportivo, il Mugnaini a Bogliasco, dove i tifosi si mischiano ai calciatori. I giocatori blucerchiati parcheggiano la macchina in mezzo ai tifosi quando vengono agli allenamenti, e i nostri sostenitori possono toccare con mano i propri beniamini. Certo, quando le cose in campionato vanno male un’eventuale contestazione è più percepibile da tutto l’ambiente blucerchiato, ma fa parte del rischio previsto da questo gioco. Tornando al lavoro sui social, ho la fortuna di lavorare in un club dove la proprietà ha un grande rispetto delle deleghe, in ogni reparto. Certo, seguo delle linee tracciate dalla società, ma io e il mio staff lavoriamo in piena autonomia. Ovviamente anche sui social, come nel discorso del centro sportivo, la vicinanza con i tifosi ha i suoi pro e i suoi contro: quando va bene raccogli i complimenti, quando va male le critiche dei tifosi. Ma va bene, lo scambio tra le parti ci deve essere, purché naturalmente sia civile».
E a proposito del Boom cinese di cui detto inizialmente: «Facendo la spola tra l’Italia e la Cina, che abbiamo scoperto di avere in oriente un buon numero di tifosi, che ci seguono dai tempi d’oro di Vialli e Mancini. È così che abbiamo deciso di lanciare il marchio Samp anche sui social locali, per informare anche i nostri tifosi laggiù, che sono tanti. I due profili sono curati da un ragazzo italiano d’origine cinese, che studia all’Università di Genova».
Social non solo in ottica tifosi: anche i calciatori e gli altri tesserati della società sono liberi di pubblicare e condividere materiale sui loro profili ufficiali. Nel rispetto del regolamento interno, ovviamente. Nel nome dello Stile Sampdoria che da sempre contraddistingue la società genovese: «Di base esiste un regolamento interno per i nostri tesserati riguardante il loro rapporto con i mezzi di comunicazione. Alla base di tutto comunque c’è un presupposto: i nostri giocatori giustamente hanno i loro profili personali e li gestiscono come vogliono, ma noi facciamo molto leva sullo stile Sampdoria, che da sempre è uno stile rispettoso, dei nostri colori e dei propri tifosi. Tra il tesserato e l’area comunicazione c’è un rapporto di grande fiducia, aiutato anche dall’alta professionalità dei nostri ragazzi, che indossano i colori blucerchiati non solo per questioni tecniche o perché rispettano determinati parametri economici, ma anche perché hanno un profilo morale che rispetta i canoni della società. Il direttore sportivo della Sampdoria sceglie i giocatori basandosi su parametri tecnici, economici e morali. Tutti quanti».
In conclusione, Alberto Marangon promuove pieni voti questa Social-Sampdoria: «Pur avendo storia e tradizione, la Sampdoria a livello numerico è una realtà piccola: è espressione di una città di 600 mila abitanti e deve dividerli con un’altra società. È ovvio che non potremo mai avere i like o i follower di un Milan o di una Juventus. Ma non possiamo non essere soddisfatti del riscontro che abbiamo sui social, che rispecchia molto l’andamento delle presenze allo stadio visto che per numero di spettatori siamo sempre al sesto/settimo posto in Italia. Questo perché fortunatamente i tifosi blucerchiati hanno sete e fame di informazione sulla propria squadra, ma probabilmente va bene anche perché a loro piace ciò che noi offriamo. Più dei numeri, che come già detto non possono competere con quelli di una big della serie A, ci soddisfano le classifiche dei siti specializzati in termini di interazione con i nostri sostenitori».
E in chiusura, interviene Federico Berlingheri, svelando una vera e propria chicca: «Ci sono siti come Blog Meter che misurano il cosiddetto engagement, ovvero l’interazione sociale di un marchio su internet. Bene: nell’ultimo anno e mezzo, più di una volta il marchio Sampdoria ha occupato la prima posizione in assoluto nel panorama web italiano, battendo anche siti tra i più cliccati, come quelli di informazione o legati ai quotidiani».