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Adriano Bacconi, il CONFRONTO tra tre ALLENATORI: Prandelli, Conte o Mancini?

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L’allenatore e preparatore atletico Adriano Bacconi ha confrontato tre grandi allenatori del passato Azzurro: le sue parole

La Nazionale italiana ha subito una brusca eliminazione dallo scorso Europeo per diverse motivazioni. Il lavoro attuato da mister Spalletti non è stato sufficiente per salvare una squadra che e difficoltà e che si è incagliata sull’iceberg della Svizzera già agli ottavi di finale.

A parlare della Nazionale azzurra questa volta è stato l’allenatore e preparatore atletico, CEO di MathandSport, Adriano Bacconi. Ed è cosi che, come riportato in esclusiva da Calcionews24, ha paragonato tre grandi allenatori del recente passato azzurro. Ecco cosa ha detto:

Prandelli. Conte o Mancini, per dire quelli che hanno fatto bene, non sono allenatori federali, però sono stati giocatori che hanno respirato quel calcio.

«Sono tre allenatori che hanno portato le loro storie in nazionale, certo. Ma da Sacchi in poi la nostra idea portante è stata importare la cultura di un club nell’Italia. Lui trattava Baggio, Signori o Zola rinunciando completamente al rispetto delle caratteristiche individuali del giocatore e dando preferenza a come deve stare in campo la squadra. Mancini ha riportato in auge il talento, secondo le sue idee, ma non sono intrinseche al modo di essere dei nostri giocatori.
E l’ha dimostrato proprio il ciclo successivo, che in teoria avrebbe dovuto essere in continuità. Spalletti non è stato “assorbito”, alle prime difficoltà si è visto che la squadra era smarrita. Italia-Albania è stata la partita di tutto l’Europeo con la media di passaggi al minuto più alta perché giocavamo sempre di prima, era quello che volevamo fare, esattamente come succedeva con il suo Napoli. Ma già in quella gara nell’ultima mezz’ora siamo andati nel panico. Nei match successivi abbiamo perso il controllo del gioco e – non riuscendo a fare quello che si pensava di avere assimilato – abbiamo perso completamente la capacità di rispondere all’avversario, il modo di stare in campo. Si è vista una paura generale. Ma non, come tutti hanno detto, dovuta alla soggezione psicologica nei confronti di avversari che ritenevamo più forti. Era, invece, decisamente più profonda: non sapere chi siamo, cosa dobbiamo fare in campo, l’assenza di un pensiero comune. In ognuno dei giocatori c’era il terrore, speravano di non ricevere il pallone tra i piedi
».

L’INTERVISTA ESCLUSIVA AD ADRIANO BACCONI DI CALCIONEWS24

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