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2013

E ora sbizzarriamoci

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Sebbene gli ultimi anni di Doria ci abbiano abituato ad aspettare la fine prima di esultare o disperarsi, stavolta possiamo ragionevolmente lasciarci alle spalle la cabala e dire che, dopo il successo di ieri, la strada verso la salvezza è diventata un’autostrada. Non una Salerno-Reggio Calabria qualunque, ma una comoda e del tutto priva di insidie: perché la Sampdoria, classifica a parte, si affaccia alla fase decisiva del campionato con uno stato di forma invidiabile. I dati parlano da soli, e le soli 3 reti subite nelle 7 partite di Delio Rossi la dicono lunga sull’estasiante solidità di cui gode, anche nei momenti meno favorevoli (come accaduto nel secondo tempo), l’undici blucerchiato. Dal Capitano che spegneva 200 candeline blucerchiate, al ritrovato Rossini, fino all’elegante ma combattivo Costa. La prestazione è stata maiuscola per tutta la catena difensiva, Romero incluso che, con quel volo su Guana, riscatta l’errore dell’andata e salva il risultato. 

Le soddisfazioni, per la Sampdoria, non finiscono qui. Da settimane a questa parte, la creatura di Delio riesce, a tratti, a sfoggiare un bel calcio, degno delle possiblità tecniche degli smancerosi interpreti del centrocampo blucerchiato, e potrà farlo con più continuità anche in futuro, visto l’ossigeno che la classifica ci concede. Non solo fioretto per la Samp però, nella partita di oggi ci sono stati anche la neve, il gelo e le insidie di un campo fin troppo pesante: a quel punto la Sampdoria sviscera il suo lato più animalesco e ruggisce con Poli e la sua maglia strappata, emblema di un campionato, quello del veneto, giocato al top sia con la palla tra i piedi (gli vanno riconosciuti i passi da gigante fatti col tiro in porta) che senza. 

Se il futuro prossimo non spaventa i tifosi blucerchiati, non si può dire lo stesso di un’estate che già si preannuncia rovente. Delle voci di mercato si è già detto e scritto tantissimo, anzi, decisamente troppo. Non intendo per questo turbarvi oltre aggiornandovi su vicende che, per quanto i giornali affermino il contrario, sono stagnanti da tempo. Una cosa, però, vorrei dirvela: a tutti farebbe piacere tornare a vedere una Sampdoria sul tetto italico ed europeo, ma coltivare questo fanciullesco desiderio equivale a farsi male da soli e ad essere miopi in sede d’analisi dei modi in cui la Sampdoria potrebbe o dovrebbe agire l’estate prossima. Bisogna sapere che poco si potrebbe fare se non cercare di monetizzare quanto più possibile la cessione, qualora a Corte Lambruschini si presentasse qualche top team con argomenti di prestigio e di entità dell’ingaggio offerto che difficilmente il ragazzo in questione (Icardi?) disprezzerebbe. E può ancor meno la Sampdoria se il procuratore di uno dei suoi più promettenti talenti (Zaza) chiede l’astronomica cifra di 750 mila euro (che solo dei pazzi garantirebbero a un giovane che ha, in fondo, moltissimo da dimostrare) per il rinnovo del contratto che appare, ragionevolmente, impercorribile per il momento. È un calcio malato, i pesci rossi non posso nuotare con sicurezza nel mare dei procuratori e di club fin troppo avvantaggiati sul profilo economico: tenersi i propri gioielli è diventato un lusso che, squadre come la Sampdoria, difficilmente possono permettersi. Puntare sulla massimizzazione dei proventi e sul reinvestimento degli stessi può essere però la strada per garantire alla rosa blucerchiata di rimediare una qualità analoga se non addirittura superiore, quindi se vendere non significa svendere (ed in passato, ahimè, così è stato) può avere anche effetti positivi. Serve perciò calma e tranquillità nei giudizi, siamo (quasi) salvi, ce lo possiamo permettere.

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