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Bilanci Serie A: la Sampdoria punta sull’autarchia
Il calcio italiano è ai margini del contesto internazionale e non è incapace di imboccare la strada dell’equilibrio economico-finanziario: è quanto emerso dall’analisi dei bilanci dei club della Serie A effettuata da La Gazzetta dello Sport, che ha tenuto conto di quelli relativi alla stagione 2014/15. I bilanci vengono, infatti, approvati e pubblicati solo mesi dopo la fine della stagione sportiva o in alcuni casi vengono chiusi a fine anno solare.
Il fatturato dei club italiani è strettamente legato ai diritti tv, che pesano per il 60%. Nel frattempo i costi di gestione sono aumentati e le plusvalenze ridotte. La FIGC è preoccupata anche per via dell’entrata in vigore del fair play nazionale, che dal 2018/19 imporrà il pareggio di bilancio, per questo sono già operativi alcuni parametri, introdotti per scongiurare nuovi casi Parma: c’è l’indicatore di liquidità, che misura la capacità di un club di far fronte agli impegni finanziari nell’arco di 12 mesi.
12 società su 19 hanno chiuso l’ultimo bilancio in rosso e sotto osservazione è finita anche la Sampdoria. L’ultimo bilancio disponibile è quello del 2014, che copre solo i primi sei mesi della presidenza Ferrero, ed è di -24,6 milioni. L’abbattimento dei debiti con il versamento di 65 milioni di euro di Garrone e le efficienze attuate nel nuovo corso hanno migliorato la gestione e, infatti, la semestrale 2015 si è chiusa a -2,9 milioni con un provento straordinario di 7 milioni di euro per l’indennizzo dall’ex patron. La stagione 2014/15 ha prodotto un passivo di una decina di milioni, da qui la scelta di puntare sulla strada dell’autosufficienza e di operare alcune cessioni: sono state generate così 25 milioni di plusvalenze e lo scorso gennaio altre uscite, a partire da quella di Eder.