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Pellegrini: «Samp, impara dalle scottature del passato»

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La Sampdoria si appresta ad affrontare un finale di campionato-thriller. La sfida di domenica contro il Verona rappresenta la seconda “finale” consecutiva dopo la vittoria sul Frosinone di domenica. Una vittoria potrbbe scacciare buona parte dei fantasmi che infestano Bogliasco e l’animo dei tifosi. Per capire quanto possa valere Hellas Verona-Sampdoria abbiamo ascoltato in esclusiva chi conosce bene sia la piazza blucerchiata che quella gialloblù: il capitano della Sampd’oro tricolore, Luca Pellegrini.

Luca partiamo a bruciapelo. Se la Samp vince a Verona si salva?
«Si salva è una parolona. Non dimentichiamoci che le ultime 3 del campionato ci sono Palermo, derby e Juve. Tre partite che per motivi diversi saranno difficilissime. Col Verona è importante ottenere i tre punti, è chiaro. Non perdere sarebbe già un segnale importante. Se dovessero pareggiare tagli già fuori il Verona. Per la Samp è fondamentale dare continuità di risultati, cosa in cui ha dimostrato parecchie lacune».

Tu conosci bene Verona. Sei arrivato all’Hellas da campione d’Italia con la Samp nel 91. In una situazione del genere quella piazza può dare l’inaspettata spinta a una squadra che fino a poco fa sembrava condannata alla B?
«Indubbiamente la bravura di Delneri e i ragazzi è stata la capacità di riavvicinare la tifoseria alla squadra. Prima si stava creando una frattura.  Quello che non mostrava la squadra in campo andava a contrastare la filosofia della tifoseria gialloblù.  Con Delneri sono tornate le motivazioni e l’ambiente si è ricompattato. Anche se penso che il fattore decisivo che ha affossato il Verona sia il fallo scientifico di Paletta su Toni, che lo ha costretto ai box per dei mesi privando il Verona di un giocatore fondamentale».

Torniamo alla Samp. Mette più o meno tutti d’accordo la superiorità tecnica dei blucerchiati rispetto alle dirette avversarie per la salvezza. Se la qualità c’è cos’è che manca?
«In certe situazioni la qualità tecnica non è sufficiente per venire fuori da situazioni del genere. Domenica il Frosinone non ha mai messo becco in avanti ma ci sono squadre che lottano per la salvezza con qualità offensive più alte. Chi lotta per non retrocedere ha sempre qualcosa in più sotto il profilo motivazionale. Sa cosa vuol dire scottarsi col fuoco. Se ti scotti con l’acqua calda hai paura anche dell’acqua fredda. Certe esperienze se le hai vissute non le vuoi più vivere.  L’errore più grosso che la Samp può fare è quello che è già stato fatto cinque anni fa: ossia dire “Ma figurati! Con 18 partite vuoi che non facciamo 13 punti?” com’è andata a finire lo sappiamo tutti. Finora quella che circola è un’idea del genere, sarebbe un errore imperdonabile. Domenica deve essere posto il primo tassello di un cambio di rotta. Ribadisco, la qualità tecnica c’entra fino a un certo punto. Se il Frosinone di domenica l’avessi incontrato al Matusa stai tranquillo che la partita non sarebbe finita così. Domenica non si è fatto niente. Ne perdi una e sei di nuovo lì».

Lo sa bene Montella. Secondo te si è trovato in mezzo a un ciclone ambientale irrisolvibile o ha commesso errori decisivi?
«Montella ha messo al centro del progetto più la sua idea di calcio che la qualità dei giocatori che aveva in mano. Ha voluto adattare la squadra alle sue idee. Infatti gli hanno comprato giocatori che non sono ne carne ne pesce a livello tattico, difficilmente collocabili. Gente brava a palleggiare. Ma bisogna anche buttarla dentro. Si è calato in una realtà che si aspettava diversa. Personalmente, per dirla alla Sousa,  mi piacciono gli allenatori che fanno la frittata con le uova che hanno a disposizione. Non tutti i giocatori hanno capacità e intelligenza calcistica per essere duttili in un certo modo.  Non so quanti dei 25 giocatori che ha in rosa Montella schiererebbe per identificare il suo credo calcistico. Io dico pochi. Anzi, pochissimi».

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