Cosa c'è dietro la magia di un 6-0? - Samp News 24
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2013

Cosa c’è dietro la magia di un 6-0?

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Abbiam visto farlo a Federer, a Djokovic e a tutti quei tennisti che siano incappati in almeno una giornata di grazia o che abbiano sfidato almeno un avversario chiaramente inferiore. Anche nel calcio è successo qualche volta, e anche a Marassi: lo sanno bene i poveri tifosi del Gubbio che ancora cercano di dimenticare quella partita che tanto umiliante è stata per loro. Però quella sensazione l’avevamo dimenticata, o forse non l’avevamo mai assaporata del tutto (complici le espulsioni di due rossoblu, che allora non ci diedero esattamente l’impressione di aver fatto un’impresa): questa volta però abbiamo capito, finalmente, cosa significa e cosa c’è dietro una vittoria per 6-0

C’è, c’era, soprattutto, un’occasione particolare da ricordare: la Sampdoria ha perso il suo Presidente e ai tifosi (sugli spalti) e ai calciatori (sul campo) spettava l’arduo compito di incamerare in 90 minuti, la gratitudine e l’omaggio per 11 anni di successi, gioie e traguardi. I tifosi ci provano con ottimi risultati sin da subito: sventolano bandiere, sfoderano striscioni e colorano lo stadio di blucerchiato, guadagnando il placet di Edoardo, che ammira il tutto con fare evidentemente soddisfatto. La commozione, l’applauso inizialmente timido poi assordante hanno accompagnato 60 secondi di ricordi e hanno dato il là a una partita che gli 11 di Delio volevano e dovevano vincere. Subito aggressivo e arrembante l’atteggiamento della Sampdoria che prova a sfondare il muro eretto da un ispirato Perin con una forza di volontà e una continuità decisamente rare. Ci riesce al 31′ quando Èder spiazza il talentuoso numero 1 abbruzzese dagli undici metri: da lì inizia un’agevole discesa che sfocerà poi nell’autentico Galà dei talenti blucerchiati, il tacito omaggio all’encomiabile impegno che proprio il Presidente aveva profuso per far crescere e fiorire il settore giovanile blucerchiato, i cui frutti sono ora tra i più ambiti d’Europa. 

Il più lucente, succulento e forse costoso è proprio quello che porta il nome di Mauro Icardi, che raddoppia e decide di non volersi fermare più. Concede la ribalta momentanea a Pedro Obiang, che segna un bel goal ed alza la maglietta per mostrare la dedica al Presidente ricevendo un cartellino giallo che l’arbitro Tommasi, con un pizzico di buonsenso, avrebbe potuto tranquillamente lasciare nel suo taschino. Dopodiché, l’argentino si esalta: realizza, anche grazie alle voragini della difesa del Pescara, la tripletta; poi il poker che arrotonda il punteggio e che consacra definitivamente il suo indiscusso talento. Perché forse le immancabili malelingue hanno ragione quando dicono che Icardi, per le occasioni che ha avuto, avrebbe potuto farne anche sei da solo, ma sicuramente hanno torto nel dubitare che un attaccante così completo, bravo nel coniugare tutte le qualità che un centravanti potrebbe avere, non meriti la ribalta che i media gli stanno concedendo. Mauro fa sognare, il suo sorriso è contaggioso e il suo talento di più: in quel caldo pomeriggio stabiese così come nel gelo di Torino qualche settimana fa, gioire per i suoi goal è più bello e non vorremmo mai smettere di farlo. 

Tutto ciò ci riconduce alle prime righe, le reti di Icardi, Obiang ed Èder arrotondano il punteggio fino a quel tondo e netto 6-0 che tanto piace e incuriosisce. Come si può vincere in maniera così bella e netta? Bastano la voglia, la forza di volontà e il desiderio di ripagare e ricordare una persona speciale, occorre certo anche il talento e realisticamente anche un avversario in difficoltà. Insomma, Presidente, abbiam provato a riassumere undici anni passati con Lei in 90 minuti di cori, striscioni e spettacolo assoluto: siam sicuri che abbia gradito

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