2015
Campilongo ricorda Eder: «Un brasiliano atipico, che professionista!»
Per Eder Citadin Martins sembra arriva la stagione della definitiva consacrazione in Serie A: con i suoi sette gol all’attivo in sole 9 giornate di campionato e un posto da titolare inamovibile nella Nazionale di Antonio Conte, il gioiello della Sampdoria è destinato a lasciare il segno in Italia. Se è arrivato dov’è adesso, il merito è anche dell’Empoli, che lo ha fatto approdare nel Bel Paese, e del suo primo allenatore che lo accolse nella cittadina toscana, “Sasà” Campilongo: «Era già allora un brasiliano atipico, sia dentro che fuori dal campo. Abbinava le sue qualità da calciatore ad una vita equilibrata, da vero professionista. Si allenava sempre bene, gli piaceva fare dei sacrifici per il calcio. E poi ha forza, potenza, calcia allo stesso modo con il destro ed il sinistro e vede la porta come pochi. Se vogliamo trovargli qualche difetto, magari non è molto abile nello stretto e nel colpo di testa lascia a desiderare. Ma quando ha spazio è devastante, nell’uno contro uno è quasi impossibile fermarlo».
A soli 23 anni, il fuoriclasse di Lauro Müller si era già fatto notare con la maglia del Frosinone addosso segnando ben 14 reti, ma con il ritorno ad Empoli (squadra detentrice del cartellino) esplose definitivamente. Tuttavia, durante il suo percorso non andrò proprio tutto liscio, e alcune difficoltà vennero superate anche grazie all’aiuto dell’allenatore: «Ritornò dal prestito al Frosinone, dopo aver fatto benissimo in serie B – ricorda Campilongo a gianlucadimarzio.com – e ad inizio stagione fu condizionato proprio dall’ottima annata precedente. Eder chiedeva un rinnovo del contratto a cifre più alte, cosa che inizialmente la società non gli aveva concesso. Lui soffriva questa cosa e se la riportava in campo, nelle prime partite non fece neanche un gol. Allora decisi di parlargli, perché un calciatore con le sue qualità doveva darci molto di più. Gli dissi che facendo grandi prestazioni e tanti gol il contratto sarebbe poi arrivato di conseguenza. E così fu. Fece 27 gol, rinnovò il contratto e poi la società lo cedette al Brescia, e di lì passò per una parentesi al Cesena fino ad arrivare alla Sampdoria».
Un’ultima battuta riguarda i rapporti umani fuori e dentro al campo. Proprio grazie al suo carattere schivo e introverso, Eder si è sempre fatto ben volere da tutti, ma ai tempi dell’Empoli da un ragazzo in particolare: «Stava sempre con Mirko Valdifiori – conclude – erano due ragazzi molto seri, che raramente vedevi in giro».