2015
Sensibile: «Su Eder non avevo alcun dubbio. Auguro il meglio a Zenga»
Eder, Pellé, Mustafi: ad accomunare i tre calciatori ovviamente oltre al successo con le maglie dei rispettivi club e delle rispettive selezioni Nazionali, anche la maglia blucerchiata. C’è chi la indossa ancora con orgoglio, chi l’ha indossata in una breve parentesi e chi grazie ai colori più belli ha preso veramente il volo.
A Genova li ha portati Pasquale Sensibile, direttore sportivo forse tra i meno amati nella storia doriana, ma al quale va comunque dato merito di aver vinto queste tre bellissime scommesse quando in pochi al suo posto si sarebbero assunti la responsabilità del rischio. Sulla straordinaria ascesa di Eder, l’ex ds della Sampdoria non aveva alcun dubbio: «Quando uno ha la testa giusta può solo migliorare. Dal punto di vista intellettuale Eder è un fuoriclasse, poi è diventato papà, si è completato come uomo». Mentre per quanto rigurda Pellé, la situazione è ben diversa: «Dopo la promozione in Serie A non lo riscattammo, così come non lo riscattò il Parma. Facile oggi dire che fu un errore. Nessuno in Italia allora credette in lui».
Tra i colpi vincenti di Sensibile, a oggi forse il più clamoroso è Shkodran Mustafi: dalla Serie B Italia alla Coppa del Mondo vinta con la Germania. E col passare del tempo ha attirato su di sé le attenzioni di Barcellona e Real Madrid. «Lo prendemmo a gennaio a parametro zero dall’Everton – Racconta l’ex dirigente doriano –. Fu molto difficile spiegare a lui ma soprattutto a suo padre che i primi sei mesi sarebbero stati di ambientamento. Il giorno di Germania-Argentina, finale dei mondiali brasiliani, ho scritto un sms sia a lui che a Romero».
In chiusura, nel corso dell’intervista rilasciata a Repubblica, un pensiero per Walter Zenga, allenatore che ebbe modo di conoscere diversi anni fa, quando ancora non era seduto in panchina. «Alla Sambenedettese allenata da Sonetti mio padre era il secondo, io mi divertito a calciare in porta e lui era sempre disponibile. Gli faccio un grande in bocca al lupo, si merita il meglio».