2015
Palombo e il suo primo mister: «Può giocare fino a 40 anni. Lui a Frosinone? Magari…»
Angelo Palombo è pronto a tornare a Frosinone, non lontano da casa sua, Ferentino. Una sfida speciale, che forse merita un racconto particolare. A svelarci il giovane Palombo è Massimo Cipriani, che ai microfoni de “Il Secolo XIX” ha raccontato i primi passi del capitano blucerchiato da calciatore, visto che Cipriani l’ha allenato quando non era ancora neanche un professionista: «Si vedeva che aveva stoffa. E poi aveva una dote straordinaria: faceva sempre al meglio quello che gli chiedevi. Come un computer».
Frosinone-Samp sarà una sfida speciale: «L’ho allenato a metà anni ’90. Lui era negli Allievi provinciali, io guidavo gli Juniores nazionali. Era bravo e nelle ultime dieci di campionato l’ho preso con me. Nella mia squadra erano tutti ’78 o ’79, lui un ’81, ma la differenza non si vedeva. Anzi… man mano gli ho aumentato il minutaggio e le ultime 3-4 partite le ha fatte da titolare. Ci siamo pure qualificati ai play-off. Lui giocava già davanti alla difesa: usavamo il rombo, si piazzava in mezzo e rubava tanti palloni». Forse non si aspettava di vedere Palombo a questi livelli: «Non è mai facile dire se un ragazzo arriverà in A, ma lui aveva qualcosa in più. Era l’esempio poiché aveva il pregio di eseguire perfettamente ogni indicazione».
Il carattere non gli mancava neanche a quell’età: «Sì, era un peperino: non toglieva mai la gamba. Ricordo duelli accessi anche con mio figlio, anche lui diventato calciatore. Sono stati sempre amici, ma in campo se le davano. Fuori invece Angelo era riservato, educato». Palombo è ciociaro in alcuni tratti: «Nell’umiltà e nella grinta. Se nasci a Milano, hai più chance. Qui c’è più fame, è una zona del Lazio vicino alla Campania. Per emergere serve tanta caparbietà e lui ce l’aveva. L’unico problema è che ha perso l’accento: qualche anno fa lo andammo a trovare in ritiro prima di un Roma-Samp e gli chiedevamo perché parlasse genovese…».
Palombo non ha mai dimenticato Ferentino: «Lui è arrivato in nazionale, è un orgoglio per tutti. Quando viene i ragazzini chiedono maglie, palloni e lui è sempre disponibile. Per “colpa” sua, qui ormai è pieno di tifosi della Samp». Domenica sarà difficile scegliere per chi tifare: «Ho giocato e allenato il Frosinone, ma adoro Angelo. Diciamo 3-2 per noi con due gol di Angelo». Da piccoletto a capitano della Samp: «Uno serio come lui può giocare fino a 40 anni. Anzi, al Frosinone abbiamo tanti giovani, ci vorrebbe uno come lui: so però che a Genova sta bene». Palombo non ha comunque finito di stupirlo: «Negli anni è diventato un leader e ha cominciato a fare tutto. Una volta parlavamo e mi ha detto: io faccio sempre quello che dice l’allenatore. Il mio piccolo regista non è mai cambiato».