2015
Pereira: «Portogallo? Ci sarà tempo per la nazionale. Sono fortunato a esser qui»
Possiamo dire serenamente che è l’uomo del momento: Pedro Pereira è cercato da tutti, tanto che qualcuno aveva persino ipotizzato una possibile chiamata a sorpresa del suo Portogallo. Tra coloro che hanno raggiunto il terzino in questi giorni, c’è anche “La Gazzetta dello Sport”, che ha intervistato il terzino della Samp: «Pensate quanto sono fortunato. Sono venuto alla Samp per crescere: dovevo fare il ritiro con la prima squadra e poi giocare in Primavera. E invece eccomi qui».
Ora si ricorda l’assist contro l’Inter e sembra passata un’era dalla prima in A contro il Bologna: «In quel momento c’era solo una cosa che contava: la squadra aveva bisogno di me e io ero pronto a fare il massimo per aiutarla. Ho provato molta emozione, ma nessuna paura». Sembra semplice, ma nelle partite successive si è ritrovato davanti anche avversari più forti: «Veri campioni, ma io – come detto – non ho avuto paura: mi alleno tutti i giorni contro Eder e Muriel. Difficile trovare avversari più pericolosi». Dotati anche di una certa velocità: «Io conto molto su quella. Proprio perché sono rapido, da ragazzino al Benfica mi spostarono dal centrocampo alla difesa. Qui a ogni allenamento inseguo Eder e Muriel cercando di raggiungerli: bella scuola».
Qualcuno potrebbe dire che la sua vita da ragazzo si è già conclusa con l’esordio nei pro: «Qui voglio prendere lezioni di italiano, ma poi devo pensare sopratutto a giocare. La mia vita non è poi cambiata molto: vivo con mio padre Antonio, che quasi tutti i giorni mi porta al campo. Altrimenti mi dà un passaggio Fernando. Anche in Portogallo contavo su mio padre: tutti i giorni mi portava da casa nostra, nell’Alentejo, a Lisbona con un’ora e venti minuti di strada. Lui è stato anche il mio primo allenatore quando ho iniziato a giocare. Mia sorella Maria e la mia ragazza Bruna vengono qui ogni 15 giorni. Mia madre Isabel è stata qui durante l’estate».
Nessun problema nel cambio d’alimentazione tra Portogallo e Italia, ma neanche in campo: «Lì è stata una sorpresa: Zenga mi ha parlato in inglese, rendendomi le cose più semplici. Quando non capivo un esercizio o un movimento, c’era sempre un compagno pronto a spiegarmi, a mostrarmi le cose. Qui si fa tutto con un ritmo diverso e sopratutto si impara a difendere. Era proprio quello che volevo». Ammiratore di Cristano Ronaldo, Pereira ha però un altro idolo: «Per questioni di ruolo mi ispiro a Danilo, il brasiliano appena arrivato al Real Madrid». Chissà se ha paura di perdere qualche chance nazionale giocando lontano: «No, anche recentemente sono stato convocato dall’Under 18 e abbiamo vinto un torneo in Svezia. Lì è tutto come prima».
Qualche rimpianto invece ce l’avranno a Lisbona sponda Benfica, ma Pereira è diplomatico: «Non la vedo così. Io ho scelto la cosa migliore per me e i fatti mi danno ragione». Magari sogna il Portogallo e la chiamata della nazionale maggiore: «La sogno, come tutti, ma c’è ancora tempo. Peraltro, ora nel mio ruolo ci sono giocatori fortissimi pure tra i giovani emergenti: penso a Joao Cancelo del Valencia o Semedo del Benfica. Un giorno, chissà… se continuerò a esser fortunato». Tra poco torneranno Cassani e De Silvestri, con la riduzione degli spazi: «Nessun problema. Sono qui per migliorare giorno dopo giorno. Lavorerò, imparerò e… vedremo cosa succederà».