Il dramma dell'autogol da Morini a Moisander - Samp News 24
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2015

Il dramma dell’autogol da Morini a Moisander

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Per un attaccante depositare la palla alle spalle del portiere avversario è una gioia immensa, è la consapevolezza di contribuire ad una vittoria o di regalare ai tifosi la gioia di un pareggio. Quando però la palla va a depositarsi nella tua propria porta e il gol viene assegnato al tuo avversario è il momento di portarsi le mani alla faccia e spesso, non solo mentalmente, recitare tutti i santi del calendario. È la lettera scarlatta di qualsiasi difensore: l’autogol.

Già è particolarmente brutto quando l’autogol non è determinante ai fini del risultato, quando poi da quel gol nasce un pareggio o una sconfitta diventa un macigno anche per il giocatore più consumato. Figurarsi per un giovane alle prime armi. Autogol gioia e dolore: vincere contro la Roma anche grazie al gesto di Manolas, perdere contro l’Atalanta per la svirgolata di Moisander. Ma non è il primo e, purtroppo, non sarà l’ultimo.

Scavando nel passato della Sampdoria ci sono esempi recenti e alcuni abbastanza datati di autoreti blucerchiate. Se fare autogol produce le ingiurie dei tifosi in una partita normale, figurarsi in un Derby come quello di Genova. Nel 1957, Farina contribuì a far iniziare in salita la stracittadina per i blucerchiati depositando la palla alle spalle del portiere. A quel autorete rimediò Ronzon.
Risale invece al 1969 l’autorete di Francesco Morini, un vero maestro nel segnare alla sua propria squadra segnando 2 autoreti alla Samp e ben cinque alla Juventus. Il match era tra Sampdoria e Pisa: Piaceri porta la Sampdoria in vantaggio, poi il pareggio di Salvi e infine all’85 minuto Morini decreta la sconfitta per i blucerchiati.  

Arrivando a qualcosa di più recente sono due le partite, sempre contro il Milan, dove le autoreti sono state determinanti: Milan – Sampdoria terminata 1-1 con il gol di Soriano e l’autorete di Duncan (gol poi convalidato a De Jong) e in Coppa Italia 2003, il Milan battè la Sampdoria con l’autogol di Conte.

È sempre meglio quando l’autogol lo fa l’avversario, magari in un Derby e magari sotto la Nord, Bovo docet. Fa invece malissimo, anche solo a ricordarlo, quando l’autogol in una partita determinante per una salvezza condanna una squadra al dramma della retrocessione, per maggiori informazioni citofonare Masiello.

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