Okaka: «Alla Samp qualcuno non sa nulla di calcio» - Samp News 24
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2015

Okaka: «Alla Samp qualcuno non sa nulla di calcio»

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Una delle trattative più travagliate in uscita dello scorso mercato della Sampdoria è stata senza dubbio quella legata alla cessione di Stefano Okaka, un’operazione portata avanti dall’avvocato Giuseppe Bozzo, che ha trovato nell’Anderlecht la destinazione italiana dell’ex numero 9 blucerchiato, dopo diversi rifiuti di squadre di Premier League come Crystal Palace o Watford.

L’addio di Okaka dalla Samp non è stato di quelli strappalacrime, non ci sono state lettere di saluti ai tifosi, nessuna parola al miele, anzi. È proprio l’ex attaccante blucerchiato che dal Belgio ritorna sulla sua partenza di quest’estate, ai taccuni di di Sport/Foot Magazine: «Perché ho cambiato squadra? È quello che succede quando si è a conoscenza dei problemi di una società gestita da alcune persone incompetenti, che non sanno nulla di calcio. A gennaio del 2013 arrivai alla Samp dal Parma. Il direttore sportivo non mi voleva, arrivai in blucerchiato grazie all’allenatore, Sinisa Mihajlovic. Il ds si è sempre giustificato dicendo che aveva letto alcune cose negative su di me su Facebook. Sì Su Facebook!»

«Lavorai molto, nessuno mi ha mai fatto dei regali. Ad aprile – racconta Okaka – venni convocato nell’ufficio del Presidente assieme a un altro giocatore: al mio compagno dissero che erano soddisfatti e che avrebbe ricevuto un contratto migliore. A me dissero che erano felici di me, ma che il mio contratto sarebbe stato rivisto verso il basso. Non mi sono dato per vinto, ho messo il doppio d’impegno e come ricompensa ho ottenuto la convocazione in Nazionale. Il presidente Ferrero si congratulò con me. Mi promise anche che avrei potuto ricevere un nuovo contratto ma senza adeguamento dell’ingaggio. Per me fu troppo, se la Samp mi avesse offerto solo un po’ più di quello che guadagnavo avrei firmato gli occhi chiusi perché mi sentivo molto bene, ma purtroppo mancava il rispetto. Non chiesi niente, ma la situazione non è migliorata, altri invece giocavano bene e iniziavano a guadagnare mezzo milione di euro a stagione. Mi hanno minacciato: “Se non firmi, ti demoliremo a mezzo stampa e faremo in modo che non giocherai più a calcio. La tua carriera è finita”. Quindi io non ho giocato e il club ha detto ai giornalisti che ero troppo avido. Ho dovuto lasciare, ma non avevo fatto niente di male al presidente,  anzi: non ho mai fatto richieste spropositate, ho sempre pensato al bene del club. La proposta è in Anderlecht è arrivata nel momento giusto, mi ha permesso di poter ripartire in un club rinomato all’estero. Non ho chiesto circa il livello del campionato. Quello che mi interessava era di avere un’altra chance in un grande club».

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