2015
Fernando: «Città belissima: qui è il paradiso. Possiamo ripeterci»
Forse nessuno se l’aspettava già così decisivo nelle prime due gare di campionato: un gol contro il Carpi su calcio piazzato (tallone d’Achille in casa Samp), una prestazione solida e impressionante nella rimonta di Napoli. Fernando Lucas Martins si presenta bene al calcio italiano e dimostra che gli otto milioni di euro spesi per lui sono valsi l’attesa. In fondo, il mediano ex Gremio non si nasconde: «Io sognavo l’Italia da sempre, persino mio figlio ha un nome italiano: Enzo. Ero già stato vicino alla Serie A. Prima con la possibilità Napoli, attraverso uno scambio con Vargas; poi c’è stato l’interessamento della Fiorentina. Il prestito pareva cosa fatta, ma non è stato così. Io confido molto in Dio e sapevo che avrebbe scelto il posto giusto per me».
LIBERAZIONE – Ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”, il brasiliano ha ricordato l’arrivo nella Genova blucerchiata: «Quando ho saputo che la Samp mi voleva, ho accettato di corsa. Qui c’è un presidente speciale come Ferrero. Qui hanno giocato grandi campioni e per me è un onore provare a imitarli: penso a Cerezo e Silas. Quest’ultimo è stato una persona speciale per me: è stato il primo tecnico a scommettere sulle mie capacità al Gremio ed è una persona che sento sempre volentieri». Magari la sera d’esordio – lo 0-4 subito contro il Vojvodina – la cancellerebbe volentieri: «No. Nel calcio capitano serate così: vorresti presentarti da campione, invece succede un disastro e perdi 4-0. Ma io avevo che i giocatori avevano qualità, che ci serviva un po’ di tempo. Già nella partita di ritorno a Novi Sad lo abbiamo dimostrato».
DALL’INFERNO AL PARADISO – Va bene così per Fernando, che ricorda i tempi terribili trascorsi in Ucraina, in un paese in piena guerra: «Ho trascorso un ultimo anno tremendo in Ucraina: giocavo poco e con l’avvicinarsi della guerra la vita era diventata difficile fuori dal campo. Ero sempre triste, mia madre mi chiamava e mi diceva di tornare a casa. Qui ho trovato un paradiso: una bella città, il mare, un’ottima squadra. Adesso poi ho trovato una casa in centro per viverci con mia moglie Raphaela: bellissimo».
PIEDE CALDO – Qualcuno dice che ha ritrovato anche l’ispirazione da calcio piazzato, quelli che l’avevano messo in luce sia con il Gremio che con l’U-20 brasiliana nel Mondiale di categoria: «Vero. Allo Shakhtar tirava il capitano Dario Srna, per me non c’erano possibilità e avevo perso pure il gusto di provare in allenamento. Qui ho trovato subito la fiducia di Zenga, che mi ha invogliato a lavorarci ogni giorno. Già quella sera contro il Vojvodina ho sfiorato il gol, così tutti hanno cominciato a spingermi e contro il Carpi è venuto il gol». Magari ha avuto qualche maestro in questo fondamentale: «No, ho sempre avuto questa capacità, anche da ragazzino. Il tiro è sempre stato un mio punto di forza».
POTENZIALE INESPRESSO – Ora che ha conosciuto meglio i suoi compagni di squadra, Fernando può tracciare degli obiettivi per la Samp: «Avevamo l’obiettivo Europa League e l’abbiamo perso subito. Ora siamo concentratissimi sul campionato, ma con la permanenza di Eder e Soriano – due giocatori di grande qualità – sono convinto che possiamo ripetere la strepitosa stagione scorsa. Anzi, potremmo fare anche meglio dello scorso anno e conquistare una nuova chance europea. Dobbiamo rispettare tutti, ma anche confidare nella nostra qualità. Credo che qui ci siano giocatori che non hanno capito quanta qualità hanno. Comprenderlo ci farà fare un bel salto».
MURIEL E CASSANO – Muriel – paragonato al primo Ronaldo – si è messo in luce in queste uscite: «Sono rimasto sorpreso da lui: è giovane, ha solo un anno in più di me, ma è fantastico. Fa cose che altri neppure pensano, vede spazi dove a tutti sembra ci sia solo un muro di difensori. Lui può portare la Sampdoria in alto». C’è anche Cassano: «Devo confessare una cosa: io non lo conoscevo proprio, non sapevo chi fosse. Ne ho sentito parlare tanto e ho visto che molti lo considerano un idolo, così sono andato a vedermi dei video e sono rimasto a bocca aperta. Non vedo l’ora di ritrovarlo al massimo delle sue possibilità. So che è stato criticato molto per la sua personalità, ma a me è parso disponibile e simpatico. Antonio deve tornare a essere il punto di riferimento del nostro gruppo».