2015
Di Carlo su Rodriguez e Carbonero: «Due ragazzi d’oro. La Samp…»
Domenico Di Carlo è attualmente fuori dai giochi, ma il tecnico ha provato a salvare il Cesena negli ultimi sei mesi della Serie A 2014-15. Lui sperava di continuare anche in B con i romagnoli, che però hanno scelto Massimo Drago per ritentare la scalata alla massima serie. Con Alejandro Rodriguez e Carlos Carbonero in arrivo nella Genova blucerchiata, l’ex tecnico bianconero ha detto la sua sui due.
Di Carlo ha commentato l’arrivo dei due giocatori ai microfoni de “Il Secolo XIX”, a partire dall’attaccante spagnolo: «Una punta di movimento, bravissimo negli ultimi 25 metri. In area di rigore diventa una calamita: tutte le palle e anche le mezze palle finiscono in qualche modo sempre tra i suoi piedi. Ha una grande capacità di lettura del gioco: sui cross e sui rimpalli c’è sempre. Dal punto di vista fisico è esplosivo, stacca bene di testa». Qualcuno potrebbe tentare il paragone con Okaka: «No, non ha la stessa capacità di reggere l’urto. Ha meno forza. Rodriguez dà il meglio attaccando la profondità, non nel gioco di sponda o nella difesa della difesa della palla per far salire la squadra. Se giocasse da solo in attacco, potrebbe avere qualche difficoltà».
Rodriguez è spesso entrato a gara in corso: «Quando i ritmi si abbassano, lui entra e fa la differenza. Quando l’ho utilizzato dall’inizio, invece, ha inciso di meno. Ma penso che anche questo faccia parte del suo processo di crescita. Ha tante qualità». Diverso il commento su Carbonero: «Quando sono arrivato a Cesena, avevo trovato un ragazzo in difficoltà psicologica. Non era riuscito ad ambientarsi bene, soffriva un po’ il calcio italano. Lui non è uno di quei giocatori da lancio lungo del portiere per le punte. Lui ha voglia di giocare a calcio, come tutti i sudamericani. L’ho provato un paio di volte e poi l’ho messo da parte, ma spiegandogli sempre il perché. La sua forza è stata quella di non abbattersi».
Ci si chiede se sia meglio schierarlo a centrocampo o vicino le punte: «Per me può giocare esterno destro nel tridente d’attacco, interno dei tre a centrocampo e l’ho provato anche trequartista. Tuttavia, deve interpretarlo come un ruolo di movimento, non spalle alla porta: ha bisogno di spazio. Per il resto ha un ottimo dribbling e gli piace giocare palla al piede. Da fuori ha un tiro forte: è un giocatore di ripartenza. Sembra lento, ma non lo è: anzi, va più forte con la palla che senza. Deve migliorare tatticamente e a livello caratteriale: se non si sente coinvolto, tende a perdere un po’ gli stimoli».
L’ultimo commento di Di Carlo è sulla Samp, da lui allenata per poco più di sei mesi nel 2010-11: «Quando si cambia allenatore, c’è sempre bisogno di un po’ di tempo per conoscersi. Per me l’eliminazione dall’Europa League è stato un incidente di percorso: quella di Torino è la classica serata storta. Può capitare a tutti. L’importante è che la squadra sia unita e compatta attorno all’allenatore. Quest’ultimo ci mette l’idee, che devono esser condivise dalla squadra. Sta venendo fuori una bella squadra: penso che possa fare un campionato all’altezza delle aspettative».