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2015

Il pagellone di SN24 – Stefano Okaka

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2470 minuti giocati e 4 gol. Che Stefano Okaka non fosse un attaccante prolifico già lo si sapeva. Inutile, dunque, meravigliarsi di fronte a questi numeri. La stagione del centravanti ha vissuto, nel girone d’andata, momenti di grandissimo spessore calcistico, sull’onda lunga del finale del campionato 2013/2014. Non sono stati i gol a caraterizzare le prestazioni di Stefano, bensì la sua grande applicazione tattica e caratteriale alla causa blucerchiata. Questo suo andare costantemente oltre i suoi limiti fisici lo ha portato a giocare partite straordinarie per impegno e qualità, si qualità. I gol strepitosi contro Torino e Milan, la conquista della Nazionale e un contributo costante nei risultati pazzeschi che la Sampdoria ha conseguito nel girone d’andata. Chiariamo un punto: non è che Okaka fosse improvvisamente diventato un fenomeno ma, senza dubbio, questo suo spingere sull’acceleratore ha fatto si che tutti i suoi limiti tecnici e le difficoltà realizzative venissero assorbiti da prestazioni a tutto tondo, per la squadra e con la squadra. Qualcosa poi si è rotto, all’improvviso o quasi. Le voci di mercato, il mancato rinnovo di contratto, lo scontro con Mihajlovic e Osti, gli arrivi di Muriel e Eto’o. Forse tutte queste cose sono connesse, forse no. Il fatto è che Stefano non è stato più lo stesso e il suo rendimento in campo è diventato presto deleterio per la squadra. Il suo costante voler superare i propri limiti con la corsa, la generosità, l’atteggiamento è venuto a mancare. Il gioco lontano dalla porta è diventato sempre più anonimo e quello vicino alla porta incredibilmente controproducente. Ecco quindi che quei limiti, superati e diluiti da una voglia e una grinta fuori dal normale nel girone d’andata, sono emersi nel modo più brutale possibile. Sono bastate poche partite per capire che Stefano si era completamente perso all’interno della squadra e che qualcosa, o forse più, si era rotto con mister Mihajlovic. Difficile parlare di questa situazione senza conoscerne realmente i dettagli, che fanno spesso la differenza. Ciò che è rimasto, invece, è l’amaro in bocca per quello che poteva essere e non è stato a causa, ancora una volta, di fattori extracampo. Non si può non ammirare Okaka per quello che ha dato nella seconda metà della scorsa stagione e nella prima di questa appena terminata. Non si può, ugualmente, non criticare Stefano per quello che non è riuscito a dare, tecnicamente e personalmente, come uomo, in un girone di ritorno che ha fatto scivolare la Samp in classifica fuori dall’Europa. Anche qui, come per Bergessio, risulta complicato e, forse, nemmeno troppo utile trovare colpevoli e capri espiatori. Quello che va rimproverato a Okaka, a Mihajlovic, alla società o al procuratore del calciatore non è argomento di interesse, secondo me. Quindi se dobbiamo dare un voto alla stagione di Okaka non può che essere appena sotto la sufficienza perchè, lo ripeto per l’ennesima volta, hanno avuto la meglio aspetti extracampo che hanno soffocato la purezza del gioco che lo aveva fatto apprezzare da tutti noi e non solo. Stefano doveva essere più forte, più maturo e pronto. Invece ha preferito lasciarsi prendere in pieno dal corso degli eventi, alibi mai utile se si vuole davvero crescere. Ferrero, negli ultimi giorni, lo ha salutato con l’amaro in bocca. Anche questa verrà ricordata come una storia che avrebbe potuto essere ma che non è stata: voto 5,5.

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