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2015

Il pagellone di SN24 – Angelo Palombo

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Quella appena andata in archivio, per Angelo, è la tredicesima stagione alla Sampdoria. Segno che gli anni passano ma motivazioni e determinazione non ne vogliono sapere di andarsene in cantina. Ed è proprio grazie al suo carattere che Palombo ha (ri)conquistato due tranguardi importanti. In primis la fascia di capitano, ereditata da Daniele Gastaldello al termine della cocente sconfitta contro il Torino (finì 5-1 per i granata). Il leader è tornato a riprendersi lo scettro che aveva ceduto nel 2012, con il rovinoso crollo in Serie B della squadra allora presieduta dalla famiglia Garrone.

Ma la fascia al braccio si porta scendendo in campo ogni domenica, non dalla panchina. Angelo lo ha fatto, partita dopo partita, anche se a gennaio, con l’arrivo di Acquah a rinforzare numericamente una mediana molto folta e molto “black”, il posto non era una formalità. È stato il giocatore che ha collezionato più presenze in campionato, 38 e 3100 minuti giocati (solo De Silvestri lo ha battuto con 3105). Tutto questo grazie alla fiducia datagli da Mihajlovic, che non lo ha mai messo in discussione. Nemmeno dopo partite oggettivamente giocate senza quella cattiveria agonistica che lo contraddistingue. Già, perchè talvolta anche la quantità non è sempre stata a livelli accettabili.

Ma il vero tallone d’achille è stato il gioco “alla mano”, direbbero gli appassionati di rugby, una bestemmia per chi segue il calcio. Il gioco “alla mano”, nella palla ovale, è il passaggio che viene fatto dal mediano di apertura verso l’esterno, per l’avanzata della tre quarti verso la linea di meta. L’elemento “pulito” e di qualità in uno sport fatto di mischie e placcaggi. Ed è una buona “apertura” che fa la differenza, quella che è mancata al numero 17 blucerchiato, che non è mai stata nei suoi cromosomi calcistici ma che – nell’anno trionfale del quarto posto – aveva toccato un buon livello, apprezzabile e funzionale agli affondi di Cassano e Pazzini.

La dedizione non è mai mancata, la voglia neppure, ma queste non sono state abbastanza in una stagione fatta di molti alti e bassi, il cui voto complessivo non può assolutamente andare oltre al 6.

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