Gigi Delneri: «La Samp deve giocare senza paura» - Samp News 24
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2015

Gigi Delneri: «La Samp deve giocare senza paura»

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E’ tornato a parlare della sua ex- squadra Luigi “Gigi” Delneri, allenatore sulla panchina della Sampdoria nella epica stagione 2009/2010. Proprio sotto i suoi occhi, quel 25 Aprile 2010 avvenne una delle più grande imprese portate a termine dai blucerchiati, quando la Roma perse l’opportunità di conquistare quello scudetto che era già tanto sicura di mettere in bacheca e la Samp, invece, agguantò l’inaspettata Champions League. Quel giorno la rimonta la firmò Pazzini, da 1-0 per i giallorossi a 2-1 per i genovesi, regalando una gioia immensa ai tifosi sampdoriani e, purtroppo per loro, una bruciante delusione per i tifosi della “Lupa” , che ancora adesso a sentire la parola Sampdoria si mettono le mani nei capelli per la disperazione.

Proprio in vista del match tra Roma e Sampdoria, previsto per lunedì sera alle 21 allo stadio Olimpico, l’ex allenatore blucerchiato Gigi Delneri ha rilasciato un’interessante intervista a repubblica.it, commentando così l’ancora vivo ricordo di quella sera magica: «Stupendo se i giocatori di Mihajlovic ripetessero quella cosa da niente che abbiamo fatto noi. La Roma ha perso uno scudetto, noi siamo andati in Coppa Campioni. Ricordo uno stadio pieno, avevano già programmato la festa, una partita che sembrò un film. Nel primo tempo loro sbagliarono diversi gol, Storari fu bravissimo, anche se la parata più difficile la fece nella ripresa su Vucinic, ci misero sotto, ma fummo bravi a resistere, a tenere il campo. Poi nella ripresa la metamorfosi: Cassano inventò un assist, Pazzini segnò e i giallorossi sparirono. Per compiere certi miracoli calcistici ci vuole anche fortuna, devi disputare la partita perfetta e sperare che di fronte ci sia un minimo di esitazione. Però la mia Samp era proprio bella, forte. Se la giocava dappertutto, pareggiammo in casa dell’Inter di Mourinho, finimmo quarti, e in quel campionato c’era pure il Milan con tanta qualità, ma che noi battemmo a Marassi».

Per ora, la sua Sampdoria e quella di oggi, hanno alcuni aspetti in comune, tra i quali il fatto di aver mantenuto il Ferraris una vera fortezza inespugnabile per tutta la durata del campionato: «Non credo sia l’unico punto di contatto fra le due formazioni, però è vero, non perdemmo mai. E mi auguro possa riuscirci anche Sinisa. Questione di organizzazione difensiva, acume tattico e un pubblico che sa trascinarti come pochi. Con la Sud devi entrare in sintonia: se c’è entusiasmo, non ti molla. Lo dimostra chiamandoti sotto la gradinata e aspettandoti alla fine della partita. Sento che spesso Mihajlovic fa riferimento alla nostra media punti e che vorrebbe migliorarla. Noi finimmo a 67, credo che loro possano andarci vicini, lottando sino alla fine per l’Europa. Vedendo la Samp in tv, mi sembra che la mentalità sia la stessa, massimo sforzo per vincere, in ogni gara, a costo di rischiare qualcosa. Ogni tanto noi franavamo, penso ad un tre a uno a Livorno, come loro hanno perso due a uno a Verona con il Chievo. Però l’atteggiamento è quello giusto, molto offensivo. Mihajlovic schiera il tridente, io avevo Cassano e Pazzini, due ali come Semioli e Mannini e due terzini come Zauri e Ziegler che si spingevano molto in avanti. In più c’era un centrocampista dall’inserimento facile come Poli. Loro per questo hanno Soriano e Obiang, mentre Palombo fa da schermo come ai miei tempi. E poi c’è il gruppo: granitico allora, credo molto unito anche adesso».

Un altro punto di contatto tra le due, è che qua a Genova i campioni non fanno vita facile e si devono ambientare nel gruppo senza distinzioni o privilegi; tale principio venne applicato da Delneri con Cassano in quella stagione, così come Mihajlovic con Eto’o quest’anno: «E’ vero e lo apprezzo molto. E’ questione di regole. Se la primadonna non è in forma, non lo fai giocare e responsabilizzi gli altri. Noi senza Antonio abbiamo vinto diverse partite, partì da lì il nostro filotto decisivo. Poi, quando il meccanismo è consolidato, inserisci il faro, che nel frattempo è tornato al top, e fai la differenza. E’ evidente che per noi Cassano è stato decisivo: da quando è rientrato ha fatto 8 o 9 assist e 6 o 7 gol. Lui illuminava, Pazzini colpiva e gli altri remavano, ma con la convinzione di essere utili. Con Eto’o potrebbe accadere lo stesso. E’ un leader, dà sicurezza, ma deve calarsi bene nella parte. Mi sembra che lo abbia fatto, con umiltà e può trascinare, al pari di Muriel, Okaka ed Eder. Ma sia chiaro: da solo, non vince nessuno ».

Infine, un’ultima battuta sull’imminente match di lunedì sera contro la Roma e sulla possibilità di agganciare, come in quel 2010, la “zona Europa“: «Pronostico chiuso? Manco per idea. L’ho vista con la Fiorentina, è venuta fuori nella ripresa con la sua qualità. Sul piano tecnico è fortissima, però si gioca tanto, è una gara complicata anche per Garcia. Ha il fiato sul collo del Napoli, potrebbe avvertire la pressione, un po’ come capitò con noi. La Samp deve essere sfrontata, come sempre. Giocare senza paura e mente libera. E con le sue doti potrebbe scapparci il colpo grosso. Europa? Perchè no. Intanto se dovesse fare risultato a Roma, le chance aumenterebbero, sono sfide che danno una spinta poderosa. Lazio e Fiorentina sono temibili, la Samp non deve farsi prendere dall’ansia. Il presidente ha portato entusiasmo, Mihajlovic ha la grinta giusta, la squadra giocatori duttili, il pubblico è con lei. Per un’impresa c’è bisogno di tutto».

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