2015
La Domenica con Lei – Segnali di involuzione
Faccio subito una premessa: non sono assolutamente d’accordo con la tesi che identifica nei movimenti del mercato invernale la causa principale di questo non esaltante inizio di 2015 della Sampdoria. Il pareggio di ieri contro il Sassuolo di Eusebio Di Francesco è stato un risultato giusto, coerente in maniera totale con quanto visto in campo sotto il profilo del gioco (anche se i palloni per vincere la gara li ha avuti la Samp). Quello che è emerso dopo la gara di ieri è uno stadio iniziale di generale involuzione nello stato di forma, sia fisico che tecnico, del Doria. Sbagliato sarebbe criticare aspramente una squadra (e un allenatore) che finora ha giocato un campionato straordinario, al di sopra di ogni più rosea aspettativa. Altrettanto sbagliato sarebbe, d’altro canto, identificare cause o creare alibi totalmente inutili e fuorvianti come quelli che ho letto, ascoltato (da persone da cui non le avrei volute sentire) e percepito in quest’ultimo mese. Primo: non c’entra assolutamente nulla il calciomercato invernale. Ieri in campo (e non solo ieri) la formazione era composta da dieci undicesimi di giocatori che fanno parte della rosa dall’inizio della stagione. Non c’entra nulla Eto’o, per intenderci, né tantomeno la partenza di Gabbiadini (che ora magicamente è diventato un fenomeno da rimpiangere). Non c’entra nulla l’eccessiva attenzione mediatica, né tantomeno la tanto discussa “distrazione” derivata dal fatto che per una volta, dopo decenni, la Samp si è rivelata protagonista nel mercato come nel campionato. Chi non sa maneggiare questo tipo di attenzioni non è adatto a fare il professionista, non è concretamente ambizioso.
Il fatto è che ieri la Samp ha giocato sostanzialmente una partita priva di quella straripante condizione fisica e di quella attenzione ai particolari che hanno contraddistinto l’undici di Mihajlovic finora. Tantissimi, tantissimi errori tecnici. Mi riferisco a stop, passaggi, cross (ieri ne abbiamo visti di osceni) e conclusioni in porta. Inoltre la condizione fisica sembra dipendere troppo da quella mentale. Troppe disattenzioni e troppa sufficienza lì dove risiedeva la forza della squadra: seconde palle, contrasti a metà campo, accompagnamento corale della manovra. Quello a cui stiamo assistendo, da alcune partite, è una fisiologica e non trascurabile involuzione di gioco. Non bisogna fare drammi né tantomeno colpevolizzare una squadra che ha fatto tantissimo finora. Quello che è insopportabile è sentire attribuire anche a cause non “di campo” tale concreta involuzione. Ieri, e qui forse andrò controcorrente, la Samp ha giocato qualitativamente male. Nessuno si offenda se dico che la voglia c’era ma non il metodo. A centrocampo non è funzionato praticamente nulla: Palombo in una giornata fra le più nere da quando veste la maglia della Samp, Obiang e Duncan in debito di ossigeno (davvero strano per due come loro), Soriano l’ombra di se stesso. Se a livello di centrali difensivi le difficoltà erano preventivabili (visto l’arrivo molto recente di Munoz), altrettanto non si può dire dei due terzini. De Silvestri ha litigato col pallone dal primo minuto in cui ha regalato un calcio d’angolo al Sassuolo su una pressione appena accennata e perso clamorosamente Acerbi pochi istanti dopo in occasione del gol subito. Malissimo ancora una volta Regini, che è stato costantemente scherzato da Lazarevic (arrivato in neroverde l’altro ieri) e che non è mai riuscito a pungere con continuità a livello offensivo, per non parlare dei cross terribili sfoderati nel secondo tempo. La coppia d’attacco ha fornito segnali contrastanti. Dove Eder è sembrato ancora in grande condizione, altrettanto non si può dire di Okaka, apparso in grande difficoltà in molte situazioni tecniche e troppo nervoso per tutta la partita. Il Sassuolo ha giocato un grande primo tempo e una ripresa di sofferenza si ma organizzata e per nulla affannosa. I tre attaccanti hanno fatto la differenza, costringendo i centrocampisti della Samp a un forzato ripiegamento sulle fasce per aiutare i terzini che venivano attaccati costantemente, anche in sovrapposizione. Questo aspetto ha determinato moltissimo la gara concedendo al Sassuolo il controllo emotivo del centrocampo. Nella ripresa la Samp si è rimessa in corsa ma lo ha fatto si con energia ma, soprattutto, con poca qualità rispetto alle possibilità dei suoi interpreti. La cattiveria sottoporta è mancata clamorosamente in tre occasioni nitide nel secondo tempo. La prima sui piedi di Eder, calciata debolmente sull’uscita di Consigli. La seconda di Okaka, su sponda di Obiang, con un tiro che non ha nemmeno centrato la porta. La terza capitata nei piedi di Soriano che, anziche servire Okaka o, meglio ancora, Eto’o (tre palloni toccati, tre situazioni pericolose) a centro area, ha preferito calciare debolmente sul primo palo coperto dal portiere neroverde. I dettagli che fanno la differenza non sono stati sfruttati e per questo la partita non è riuscita a prendere la piega desiderata anche se, c’è da dire, il Sassuolo non avrebbe mai meritato la sconfitta.
Il pari è un buon risultato, alla luce di quanto si è visto sul campo. Ricordiamoci però che il Sassuolo era privo di Zaza, Sansone e Berardi. Mica tre qualsiasi. Il Doria si trova al momento nel bel mezzo di una fisiologica involuzione di gioco. Probabilmente non è niente di grave perchè, come definisce la parola stessa, fa parte del processo di sviluppo di una squadra. Non si può sempre vincere, giocare bene e non sbagliare mai. Sarebbe inumano. Quello che non funziona lo scopriranno Mihajlovic e il suo competente staff nel lavoro settimanale, anticamera se ce n’è una della prestazione domenicale. L’importante è non crearsi alibi allontanando sogni e obbiettivi prestigiosi con pretesti che poco calzano con la competizione sportiva. Nessuno si deve mettere al di sopra della squadra, nessuno deve distogliere l’attenzione dallo sforzo comune. Se questo verrà rispettato la Samp uscirà velocemente da questa piccola involuzione. Basta poco per rompere un equilibrio ma prima di guardare all’esterno meglio farsi tutti un esamino di coscienza. Tutti.