2014
Okaka: «Samp mia dimensione, grazie Mihajlovic»
Due gol, un assist e una marea di prestazioni convincenti: questo è l’avvio di campionato di Stefano Okaka, centravanti blucerchiato che ha conquistato anche la Nazionale Italiana. Il numero 9 doriano è intervenuto sulle frequenze di Radio Deejay a Deejay Football Club: «Alla Sampdoria ho trovato la mia dimensione e Mihajlovic è stato fondamentale. Venivo da un situazione in cui non giocavo, lui però mi ha subito preso da parte e mi ha detto di tornare a fare ciò che ero in grado di fare. Mi ha dato fiducia, e per me è stato un colpo di fortuna. Sapevo di poter fare quello che sto facendo adesso, solo che a diciassette o diciotto anni non è facile giocare in una grande e essere protagonista: non riesci a fare sul campo quello che vorresti. Poi però con il tempo maturi, ed è quello che è successo a me».
Una rinascita dovuta soprattutto ai movimenti offensivi: «Si certo, ora mi sono richiesti movimenti più adatti a me, ma ciò che è cambiato maggiormente è la fiducia: se sei convinto dei tuoi mezzi puoi fare tutto. Io ora ho l’ottanta per cento di sicurezza dei miei mezzi, prima, da ragazzino, ne avevo il venti e quindi usavo solo quella piccola percentuale».
Tante, forse troppe aspettative su Okaka che ora sta tornando: «Errori ne ho fatti anche io, perché quando sei giovane e ti è fatta richiesta di comportarti da trentenne non è semplice. E questo non mi ha avvantaggiato. Quando sei in un contesto in cui hai tutto, è più facile sbagliare. Troppa gente comunque pensa che quando uno si fa vedere sin da diciassettenne debba poi fare il boom, ma il boom appartiene ai Messi ai Ronaldo e pochi altri».
In chiusura anche un commento sulla Nazionale e la questione legata agli oriundi: «Naturalizzazione? Io sono nato in Italia e cresciuto in Italia, per cui mi sarei trovato fuori posto in Nigeria: non conosco la lingua né la cultura. Al contrario, se non fossi nato qui, farei grande fatica a vestire la maglia azzurra. In Nazionale devi giocare con qualcosa dentro il cuore: cantare l’inno ma essere estraneo alla cultura è un po’ forzato».