2014
In 18 minuti subiti gli stessi gol presi nelle prime sei partite
Sono bastati 18 minuti al Cagliari per rimettere in piedi una partita che sembrava persa al ritorno in campo dall’intervallo. Il palo di Gabbiadini, le scorribande di Okaka, la compattezza difensiva, erano tutti elementi che permettevano alla Sampdoria di portare a casa una vittoria che sarebbe stata la quarta consecutiva, che sarebbe significato arrivare alla sfida con la Roma con un solo punto di distanza da Garcia. Invece no.
18 minuti per subire le stesse reti che la Sampdoria di Sinisa Mihajlovic ha subito in sei partite, una allo sparo dello starter contro il Palermo e un altro con il Chievo Verona, in chiusura di gara, per mano di Paloschi. Ed è simbolico che le reti siano arrivate da disattenzioni difensive che costano care, perché appena ti distrai, vieni punito. Il rigore è una chiara disattenzione di Cacciatore, che decide di intervenire in ritardo su Ibarbo stendendolo e causando il tiro dagli undici metri.
La rete di Sau invece nasce da un ottimo inserimento di Avelar, sul quale non c’è il raddoppio da parte né di Gabbiadini, né di Obiang: palla in mezzo sulla quale la difesa non è pronta a intervenire e poi grande esecuzione dell’attaccante, al quale vanno tutti i meriti. Nessuna colpa a Romero, che anzi pochi minuti prima aveva anche salvato la porta su una conclusione velenosa del Cagliari e che aveva anche indovinato l’angolo del rigore di Avelar.