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2014

CM – Silvestre e la Samp: «Se seguiamo Mihajlovic, ci divertiremo»

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Matias Silvestre è stato uno degli ultimi acquisti del calciomercato di Carlo Osti, ma a giudicare dalla sua partita contro il Torino sembrava al Ferraris da anni. Anticipi, chiusure, contrasti: tutto perfetto. Una sorta di piccola rinascita per l’ex Inter, ansioso di dimostrare il suo valore nuovamente con Mihajlovic. Tanti gli argentini che hanno militato nel Doria: «Credo che siamo molto simili per cultura nazionale e quindi calcistica. D’altra parte quasi tutti gli argentini hanno radici italiane. Io stesso ho antenati a Castano Primo, vicino Milano, quando sono arrivato qui sono andato a trovare i parenti…».

BOCA VS. RIVER – Del resto, per uno Xeneize Genova era nel destino: «Sempre stato tifoso del Boca: da ragazzo il mio idolo era Walter Samuel, che poi ho avuto la fortuna di ritrovare in Italia. La Sampdoria è molto conosciuta in Argentina fin dai tempi di Veron, di Ortega. Lui però era un nemico, perché veniva dal River Plate di Menotti…». Menotti è stato anche un tecnico della Samp, oltre che una leggenda in patria: «Giustamente, ha portato nuove idee nel calcio. So che alla Samp non h avuto fortuna, ma credo fosse arrivato nel momento sbagliato». Un suo ex compagno che ha lasciato ricordi controversi è Mauro Icardi: «Per due mesi, prima di firmare con la Samp, mi sono allenato con lui. Ha qualità tecniche e agonistiche da campione: farà molta strada perché è un perfezionista ed è molto disciplinato».

PASSATO – Brutto cliente, come Stefano Okaka: «Per fortuna giochiamo insieme… davvero un giocatore che abbina talento e fisico – commenta Silvestri a “Il Corriere Mercantile” -. Ma tutti gli attaccanti della Sampdoria hanno qualità: sono contento di trovarmi in una rosa equilibrata e forte, con un’alternativa per ruolo e con un allenatore che avevo già conosciuto a Catania. Se lo seguiamo, ci divertiremo». Silvestre ha giocato sia con il Catania che con il Palermo: «A Catania i tifosi lì per lì non capirono, ma andai al Palermo per 7,5 milioni quando ero stato pagato uno e mezzo. Lo Monaco era stato bravo a comprarmi e ancor di più a vendermi: la mia e altre tre plusvalenze hanno permesso al Catania di rafforzarsi e perfino di costruire il nuovo centro sportivo».

PALACIO E AMAURI – Poi il salto dalla Sicilia a Milano su entrambe le sponde. Di derby è già pratico: «Qui se ne parla già. Ho capito da subito l’importanza di questa partita: la giocheremo al massimo. Mi sarebbe piaciuto ritrovare dalla parte opposta un campione e amico come Palacio: eravamo compagni di squadra nel Boca e ci siamo ritrovati all’Inter. So che nel Genoa ha fatto benissimo: è uno degli attaccanti più difficili da marcare e quindi più stimolanti da incontrare». Il più difficile da marcare, però, è un altro. E a sorpresa: «Da quando sono in Italia, quello che mi ha impegnato più di tutti è Amauri: un lottatore, si butta su qualunque pallone e su ogni contrasto mette la massima forza». Domenica in Samp-Toro non si è visto per merito suo: «Merito della Sampdoria».

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