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2014

SXIX – Enrico Mantovani: «Cambio di proprietà improvviso. Ferrero…»

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Enrico Mantovani è stato presidente blucerchiato dopo la scomparsa del padre e può di certo dire la sua sul momento che la squadra sta vivendo. Un momento strano, ma felice: «Venivamo da un momento abbastanza catartico per quella che è stata la storia della Sampdoria. Non perché non abbiamo mai vissuto un cambio di proprietà, ma per come è avvenuto. E per le diversità nel proporsi della nuova proprietà. Direi che tutti noi abbiamo vissuto questo cambio con preoccupazione, entusiasmo e curiosità. Proprio perché non eravamo preparati. Da quel 12 giugno a oggi, valutando i risultati sportivi – che sono poi la ragion d’essere della Samp – vedo che dopo due giornate abbiamo 4 punti e le prospettive sono buone, perché la squadra più competitiva della scorsa stagione. E poi c’è Mihajlovic dall’inizio: la cosa più importante».

MIHAJLOVIC – Sinisa Mihajlovic è per molti la garanzia di questa squadra: «Lo stimo molto. E penso che la sua presenza sia stata e sia fondamentale. Perché è riuscito a isolare la squadra da quanto le stava accadendo intorno – racconta Enrico Mantovani a “Il Secolo XIX” -. A farla concentrare sul lavoro. E non era così scontato. Penso che tanti altri allenatori avrebbero trovato delle scusanti: così non si può lavorare, mi sento delegittimato… invece non si è mai sentito niente del genere. Proprio perché su tutto c’era la protezione di Sinisa».

FERRERO – Su Massimo Ferrero, il parere di Mantovani jr. è positivo: «Per quanto non abbia esperienze dirette nel mondo del calcio, direi che si è preso a cuore quest’esperienza. Ha condotto le trattative di mercato in prima persona, trovando in Osti un ottimo dirigente. Ha portato entusiasmo, l’ha esternato, l’ha dimostrato. Una cosa che negli anni scorsi succedeva di meno, ma attenzione non è una critica, solo un diverso modo di comportarsi – ammette serenamente l’ex presidente del club blucerchiato -. Da un cambiamento che sembrava drammatico siamo arrivato ora a un assestamento e una positiva normalità».

PARAGONI E PASSATO – A qualcuno la corsa di Ferrero sotto la Sud dopo la gara con il Torino ha ricordato quelle di Paolo Mantovani: «A me no. Sono due situazioni completamente diverse, ma anche in questo caso non voglio esser critico. Papà era andato sotto la Sud alla prima di campionato, dopo l’infarto. Diciamo per testare l’arteria… C’è quella foto sua e di mia sorella Francesca con le bandierine. A quel tempo non c’era il tunnel sotterraneo per gli spogliatoi. Papà passava per forza dal campo e salutava sempre i tifosi, togliendosi il cappello».

RAVANO/1 – Qualche contatto con Ferrero c’è stato per stessa ammissione di Mantovani: «Ci siamo sentiti tre o quattro volte. L’ultima recentemente: l’ho chiamato io per sensibilizzarlo sul Trofeo Ravano: è una persona che non perde tempo in discorsi inutili. L’ho chiamato perché c’è preoccupazione, per un discorso di tempi. Mi sono arrivate tante telefonate, anche da parte di autorità. Capisco che un evento del genere – non rientrando nella normale attività di una società di calcio – possa essere sottovalutato, ma è un torneo che coinvolge 5000 tra bambini e bambine. Gli altri anni era già tutto avviato. Per questo ho chiamato Ferrero, per capire se potevo dargli una mano per evitare che una realtà come il Ravano muoia. Generazioni di genovesi sono passate di lì».

RAVANO/2 – Una mano anche economica, forse: «Il costo del Ravano è relativamente importante: può andare dai 150mila ai 200mila euro. Ma non è questo il punto: è la continuità che conta. Bisogna capire come intervenire per assicurargli un futuro che non duri uno o due anni. Un tempo c’erano Baldo Nizzola e Sinesi che si occupavano di tutto, poi sono arrivate altre persone». Il Ravano potrebbe anche staccarsi dalla Samp: «Ci può stare, ma l’obiettivo è che continui a esser quello che è stato. Per la mia famiglia è importante, ma non solo perché porta il nome di papà oltre a quello di Alberto Ravano. Siamo quasi fuori tempi massimo e comprendo che per una struttura “nuova” potrebbe esser difficile recuperare. Ho già coinvolto mia sorella Ludovica, che in queste cose è bravissima».

CONTATTO – Sulle parole di Ferrero, Mantovani si spiega meglio: «Che non poteva dirmi qualcosa perché doveva prima informarsi di cosa fosse il Ravano. E’ chiaro che un tifoso si chiede subito come possa esser possibile, però lo è. Perché non si può pretendere che si conosca in pochi giorni tutto quanto fa parte del nostro “Vangelo” blucerchiato». Ci si chiede se Ferrero – Ravano a parte – abbia chiesto una collaborazione a Mantovani, ma la risposta è negativa. E lui parla così su un futuro ruolo alla Samp: «Nella vita mai dire mai. Può essere un modo di lasciare una porta aperta anche in un altro continente o in un satellite: è appena arrivata una nuova proprietà che sta facendo tutto con grande entusiasmo. Non ci sono i presupposti per pensare a qualcosa di diverso».

FUTURO – Chiusura con una curiosità. Ci si chiede se, dopo aver lasciato la Samp tanti anni fa, a Mantovani non stia tornando la voglia di circondarsi di blucerchiato: «Sono due prospettive diverse. Sono diventato presidente a 30 anni e perché era scomparso papà. Quindi nel modo peggiore. In una squadra appena scudettata. Oggi il mio approccio sarebbe completamente differente. Sarebbe un ritorno con un modus operandi diverso. Ma, ripeto, adesso c’è Ferrero».

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