2014
SXIX – Viviano: «Samp, il luogo giusto per ripartire. L’Arsenal…»
Emiliano Viviano è pronto a tornare in Serie A ed è possibile che riparta da una delle maglie che ha già vestito: la Samp sfiderà il Palermo al Barbera nella prima di campionato, dove Viviano è stato titolare nel 2011-12: «Ah, sè è per quello ci sono abituato. Ho esordito in A con il Bologna contro la Fiorentina, dove sono cresciuto. In nazionale contro le Far Oer allo stadio di Firenze. Il secondo anno, nel 2010, con il Bologna ho trovato l’Inter che deteneva l’altra metà del mio cartellino. Il Palermo acquista la mia metà dal Genoa e contro chi gioco la prima in rosanero? Ovviamente il Genoa, gennaio 2012. Quando a luglio c’è stato il sorteggio del calendario e si parlava di venire la Samp ho aspettato la prima giornata, è uscito Palermo. Ho pensato: vado a Genova».
RIPARTENZA E STIPENDIO – L’inserimento a Genova intanto procede: «Impatto perfetto, ambiente familiare. Un gruppo di ragazzi eccezionale che segue alla lettera le istruzioni dell’allenatore». Per venire alla Samp, Viviano si è ridotto lo stipendio. Il secondo a farlo dopo Okaka a gennaio: «Non c’ho pensato due volte. La Samp è una società importante. Anche i soldi lo sono e sarebbe bugiardo dire il contrario, ma sono convinto che se dimostrerò il mio valore, riguadagnerò anche quelli ai quali ho rinunciato – ha confessato Viviano ai microfoni de “Il Secolo XIX” -. Una rinuncia che ho fatto a cuor leggero, consapevole in questo momento di essere incudine e non martello. Ho bisogno di ripartire».
PIAZZA SEVERA CON I NUMERI UNO – Una piazza difficile la Samp per i portieri, dove solo Storari è stato continuamente acclamato nei sei mesi di permanenza: «Quasi tutte le piazze sono molto severe con i portieri. Un ruolo dove l’errore non ti è concesso. Non posso parlare di quanto accaduto prima, non c’ero. In generale però posso dire che sono i portieri a volte ad aiutare la squadra, ma tante volte è anche la squadra a dare una mano al portiere». Il suo gruppo di lavoro: «Da Costa è un ragazzo d’oro. Romero arriva da una finale Mondiale, che non c’è bisogno di aggiungere altro. Massolo è il giovane della banda, già sul pezzo con la testa. E poi c’è Sardini, un preparatore giovane che è stato portiere e quindi capisce al volo la mentalità e l’esigenza del ruolo».
CONCORRENZA ED ESORDIO – Se Romero rimanesse alla Samp, la concorrenza sarà dura: «Non cambierà nulla per me. Io devo concentrarmi e lavorare. Poi si vedrà». Sulle sue condizioni: «Sto bene. Durante il periodo delle trattative tra Samp e Palermo per qualche giorno ho lavorato da solo e quindi ho perso qualcosina. Ora mi sento meglio». Forse potrebbe esordire a Palermo: «Mi piacerebbe. Ma le cose nel calcio vengono sempre guadagnate e quindi dovrò dimostrare a Mihajlovic di meritarmi il posto. Io lavoro e cerco di dare il massimo. Vengo da un anno di inattività in Inghilterra e ho una grandissima voglia di calcio».
ESPERIENZA UK – L’anno all’Arsenal gli ha lasciato qualcosa: «Non giocare non fa parte del mio carattere. Però mi è servita tanto, perché ho potuto conoscere una nazione meravigliosa e un calcio diverso da quello italiano, avanti di parecchi anni rispetto al nostro. Per il resto non mi era mai capitato di non giocare per scelta tecnica – ricorda Viviano, un anno come terzo portiere alla corte di Arsene Wènger -. Sono stato quasi costretto ad accettare questa soluzione, visto che il Palermo non era riuscito a trovare una sistemazione in A. Non so se lo rifarei, oggettivamente, però mi è servito». Sul suo idolo: «Toldo. In generale mi piacciono i portieri concreti e poco spettacolari. Buffon è un grandissimo, mi aveva colpito anche Dida nei due anni di Milan».
OBIETTIVI – Si dice che i portiere siano un po’ pazzi. Viviano la mette così: «Io sono molto estroverso, però nel mondo del calcio si tende a dare etichette senza conoscere le persone. Dicono che sono pazzo, ma lo dice la gente che non mi conosce. La verità è che sono troppo sincero e a volte ho pagato questa cosa. Ma ne vedo tante di eprsone che si fanno arrivare la lingua per terra, io non ci riesco. Quando ho qualcosa da dire, lo dico». La Samp è una ripartenza: «Purtroppo o per fortuna, la carriera nel calcio non conta. Sono venuto alla Samp per dimostrare a me stesso e agli altri che posso essere anche importante. Io non conosco l’invidia. Voglio stare bene con me stesso e la mia famiglia. Ho bisogno di un posto dove si respiri calcio tutti i giorni. E la Samp risponde a questa mia esigenza».