2014
SXIX – Bergessio: «Farò di tutto per esserci a Palermo. Il mio idolo…»
Arrivato da poco in quel di Genova, finora Gonzalo Bergessio non è stato baciato dalla fortuna. L’infortunio al Trofeo Carranza lo terrà fuori forse anche per la prima di campionato, ma lui non si scompone. Del resto, è riuscito a farsi apprezzare un po’ ovunque. Tranne al Benfica: «Penso che sia per il mio modo di giocare. Cerco sempre di dare il massimo, di uscire con la maglia sudata come dite voi. Di aiutare la squadra in qualsiasi momento, in attacco o in difesa. E la gente lo apprezza. Quanto al Benfica, sono arrivato a Lisbona quando avevo 21 anni e mi ero appena fidanzato. Lo sbalzo dall’Argentina è stato forte, ho giocato pochissimo quell’anno e poi la Liga portoghese non mi piaceva».
PLATENSE E AIUTO – Chi ha amato Bergessio alla follia sono stati i tifosi del Platense, che gli hanno persino intitolato lo stadio: «Al Galvez, dove si allenano le giovanili, la tribuna numero 1 porta il mio nome. Per me è motivo di grande orgoglio. Non penso ci siano tanti calciatori che hanno questo privilegio». Non solo, visto che Bergessio ha contribuito a iniziative benefiche. Tre anni fa l’attaccante fece in modo di aiutare una bambina che necessitava di cure ultra specializzate in Cina: «A me non piace parlare di queste cose, preferisco fare. In Argentina esistono tante realtà difficili, c’è tanta povertà. Per quel che posso, cerco di dare una mano: è il mio modo di ricambiare quello che ho ricevuto. Sono nato in un quartiere difficile di Buenos Aires, Villa Hidalgo: ho visto tante brutte situazioni».
VOGLIA DI FARCELA – Ogni tanto magari Bergessio sente il bisogno di tornarci: «Poco, anche se molti dei miei migliori amici sono quelli di infanzia. Però Villa Hidalgo mi ha dato una spinta, ha fatto crescere in me la voglia di emergere. O meglio, da un lato volevo riuscire per la mia famiglia, volevo comprargli una casa e ci son riuscito. E dall’altro anche per me, volevo farcela». In Argentina “pelear dal basso” vuol dire farcela, ma “pelear” rimanda anche al picchiarsi e Bergessio ricorda alcuni episodi della sua carriera: «Ce ne sarebbero tante altre. Avevo un carattere un po’ così a inizio carriera. Mi capitava di perdere la testa. Grazie a Dio è un atteggiamento che ho corretto. Tanto è vero che nelle ultime due stagioni sono stato espulso solo due volte».
IL PAPA E FRANCESCOLI – Bergessio è stato anche un giocatore del San Lorenzo, la squadra di Papa Francesco: «Non ho mai avuto l’occasione di conoscere personalmente il Papa, ma da cattolico sono molto orgoglioso di lui. Perché è il Papa, perché è argentino e perché pure lui è un “cuervo”. L’ho visto alzare in queste ore la Libertadores in Vaticano. Un trionfo». Inoltre, Bergessio fu convocato in Nazionale da un certo Diego Armando Maradona: «Gli sono grato di avermi concesso quest’opportunità in una grande Selecciòn – ricorda Bergessio a “Il Secolo XIX” -. Diego per me resta l’argentino più forte di sempre. Maradona però non è stato il mio idolo: quello era Enzo Francescoli. Un grandissimo campione, un signore».
MAXI E PALERMO – Per concludere, le vicende del suo amico Maxi Lopez con Mauro Icardi. In quei casi Bergessio stette vicino al suo ex compagno di squadra al Catania: «Mi sono già espresso sulla questione. Mi è dispiaciuto molto per quanto successo al mio amico Maxi e per quanto è stato detto». Infine, la prima giornata della Samp: si andrà a Palermo. In una sorta di derby personale: «Sto facendo il possibile per recuperare ed esserci. Mi piacerebbe giocare e vincere là, ma per la Sampdoria. Sarebbe importante partire con il piede giusto».