2014
Gastaldello, i ritiri e il futuro: «Possiamo migliorare rispetto all’anno scorso»
La nuova stagione è iniziata da un paio di settimane e Daniele Gastaldello può fare un primo bilancio su quanto è avvenuto in quel di Bardonecchia: «Credo che siamo una buona squadra, vogliamo e possiamo migliorare rispetto allo scorso anno. Il nuovo presidente è un entusiasta: ci ha detto che sarà sempre dalla nostra parte. Certo, non avrei mai pensato che Garrone vendesse così velocemente la società, senza avvisaglie. Mi aspetto buone cose dai “nuovi vecchi”, come Obiang e Krsticic: lo scorso anno hanno avuto una flessione, ma sono giocatori di valore. Quanto a Mustafi campione del Mondo, appena rientrerà gli faremo capire che il bello arriva adesso…».
GLI INIZI CON LA SAMP – Con la Samp tutto è cominciato nel 2007 per Gastaldello: «Purtroppo non fu una bella partenza, alla fine della stagione precedente venni operato di ernia inguinale. Ci furono complicazioni e dovetti sottopormi a un consulto in Germania; cominciai in ritardo e giocai la prima partita in amichevole in Svizzera, il 9 settembre». E il padre ravvivava i ritiri con le feste campestri dei suoi amici di Campodarsego: «Era una bella brigata, che aumentava ogni anno, da quando veniamo a Bardonecchia la tradizione si è smarrita – racconta Gastaldello a “Il Corriere Mercantile” -. Però del ritiro 2008 ricordo sopratutto come fosse contrariato Mazzarri, perché io e Campagnaro c’eravamo presentati a Moena in sovrappeso».
LA CHAMPIONS – Nel 2009 fu il turno di Del Neri: «Non avrei potuto immaginare che la stagione sarebbe finita in maniera trionafale. Conoscevo già il mister per averlo avuto sei mesi al Chievo e i suoi metodi, sapevo che saremmo passati alla difesa a quattro. Eravamo molto convinti dei nostri mezzi e forse quella fu la nostra forza. Poi l’estate del preliminare di Champions: «Qualcuno di noi era nervoso e insoddisfatto, ma sul piano personale ero euforico, perché andavo ad affrontare un preliminare di Champions, un traguardo altissimo per la mia carriera. La stagione andò come andò e resta una ferita per quelli che, come me, c’erano.
CADUTA E RISALITA – Il 2011 fu l’anno terribile della ripartenza dalla B con Atzori: «Fu il ritiro più difficile, perché eravamo obbligati a vincere e attorno a noi c’era molta pressione. Però di quei giorni conservo un ricordo personale molto bello, perché il 27 arrivò il mio primogenito Pietro, quindi lasciai il ritiro per andarlo a veder nascere. E poi la prima a Bardonecchia con Ferrara: «Era cambiato molto, a partire dalla struttura degli allenamenti. Il tecnico e lo staff erano molto giovani, quasi tutti ex calciatori – ricorda il capitano blucerchiato -. Il clima era molto sereno, forse troppo, ma è facile dirlo dopo. Però si lavorava bene. Infine, Delio Rossi: «Si correva tanto nel bosco, con lui in bicicletta. C’era una cura estrema per il dettaglio. Ma quando cominciò la stagione variammo più volte, finendo per trovarci in confusione.
MIHAJLOVIC E IL FUTURO – Ora Bardonecchia, Mihajlovic e il 2014: «Si lavora molto sul campo con il pallone, ma tra Gps e cardiofrequenzimetr l’attenzione al lavoro resta alta. Il clima, pur con tutte le novità attorno a noi, è buono e siamo fiduciosi. Infine, gli obiettivi di questa Sampdoria per la stagione 2014-15: «Presto per dirlo, ma dobbiamo certamente migliorarci. Forse ci saranno novità, in entrata come in uscita, ma io non vedo l’ora che arrivi il 31 agosto, data della prima di campionato, per verificare le nostre forze, le nostre possibilità.