2014
Delio vs Sinisa, come cambia un ritiro
Sinisa Mihajlovic e Delio Rossi sono due mondi ben distinti, quasi antitetici. Due sentieri diversi per giungere alla stessa destinazione, ogni allenatore ha le sue idee e non per questo sono sbagliate – ha detto a questo proposito Regini pochi giorni fa. Ce l’hanno detto le statistiche, ce l’ha detto il campo e, in questi giorni, ce lo sta dicendo Bardonecchia. Era sotto gli occhi di tutti che l’atteggiamento con Mihajlovic avesse preso tutt’altra piega, passato da quello timido e remissivo della prima parte del campionato, a quello spregiudicato, quasi arrogante visto nella Samp che abbiamo definito “sinisiana”. Ebbene, come ogni cosa, anche il modo in cui una squadra gioca ha radici profonde, che risalgono al principio del percorso stagionale.
La Sampdoria di Delio Rossi, la squadra che riuscì a battere la Juventus in trasferta coprendosi per tutta la partita, aveva un’impostazione evidente. Così come limpido era il modus operandi dei quindici giorni trascorsi, l’anno scorso, a Bardonecchia. Quella Samp lavorava poco, pochissimo col pallone, ma era molto solida e competitiva dal punto di vista fisico-atletico. A Bardonecchia si facevano molte ripetute, e la Samp passava quasi più tempo nei boschi che in campo. Marchio di fabbrica di quella squadra era il primo acquisto: Pawel Wszolek, corridore formidabile ma palleggiatore mediocre.
Sinisa Mihajlovic invece, dopo un pre-ritiro di lacrime e sangue dal punto di vista del dispendio energetico, ha fatto lavorare molto più De Leo che Catalano. Le corse al bosco si contano sulle punte delle dita, mai provate le tanto stancanti corse in salita a Campo Smith, mentre più fitto e continuo è stato il lavoro tecnico-tattico. Molti esercizi col pallone, tanti palleggi, lavori anche divertenti, ma sempre tesi al miglioramento della tecnica individuale. Con De Leo si è curato molto l’atteggiamento tattico col pallone tra i piedi: in fase difensiva per liberare il terzino, e in fase offensiva nel cross, negli inserimenti e nei movimenti degli attaccanti. Prima parlavamo di marchi di fabbrica, di paradigmi: se Wszolek rappresentava bene lo scorso ritiro, Campaña può essere una cartina al tornasole altrettanto efficace per decifrare l’evidente supremazia del lato tecnico su quello fisico-atletico di questa preparazione.
La stagione, a dispetto delle convinzioni di qualcuno, dimostrerà che la Samp sinisiana ha una forma ben definita e continuerà a essere sé stessa, ci divertirà, ci farà essere grandi al di là dei risultati. Anche ora che è il famoso slancio emotivo del cambio di allenatore è passato.