2014
SXIX – Gabbiadini, il 9 classico: «La punta è un ruolo naturale per me»
Prima settimana di ritiro e Manolo Gabbiadini non è un fan dei ritiri. Lo conferma con le sue parole, mentre descrive questi primi sette giorni in quel di Bardonecchia, dove si lavora duro: «Come tutti i ritiri. Si suda, si fa fatica. Si mette benzina nelle gambe. Il mio rapporto con i ritiri? Brutto. Per carità, non perché si corre tanto o si fa fatica, è un aspetto della mia professione. Ma per la sua noiosa monotonia. Mangi, ti alleni, ti riposi. Mangi, ti alleni, ti riposi… hai pochi momenti per staccare. E anche se oggettivamente due settimane passano presto, a me sembrano interminabili». Il compagno di stanza confermato è Gastaldello: «Ho sempre avuto un difensore come compagno di stanza nei ritiri. A Bergamo Lucchini, a Bologna Motta. A Cittadella, invece, Foscarini ci faceva ruotare».
CATTIVERIA – Si sta avvicinando l’inizio della nuova stagione e Gabbiadini ha dichiarato di voler esser più cattivo. L’attaccante precisa: «In area di rigore, sottoporta… mi rendo conto che da quel punto di vista devo migliorare ancora parecchio. Nello stesso tempo mi dico che la personalità del giocatore rispecchia sostanzialmente quella dell’uomo – conferma Manolo in un’intervista a “Il Secolo XIX” -. Io nella vita di tutti i giorni non sono “cattivo”, anzi sono tranquillo e semmai poco smaliziato. Il dna non si può cambiare, però ci si può lavorare. Non voglio diventare “cattivo” nel quotidiano, ma in campo sì. E ci sto provando, anche se non ci sono esercizi specifici da seguire. E’ una cosa di testa, l’allenamento sul campo in questo caso conta poco».
RUOLO – A giugno il suo nome era molto gettonato sul mercato. Per restare alla Samp, Gabbiadini ha chiesto di giocare attaccante centrale: «Io non ho chiesto niente. Durante il periodo del mercato si parla, si cerca di capire un po’ di cose. Quando non c’è il calcio giocato, si vive di calcio parlato. La verità è che ritengo che il mio ruolo sia quello della punta… punta. Ma penso di aver già dimostrato di sapermi adattare e di non aver nessun problema nel farlo». La punta esterna nel 4-3-3 di Mihajlovic è molto sacrificata: «Vero, però, ripeto che non ho nessun problema nel farlo. Mi sento più portato al gioco della punta centrale, mi piace giocare sulla linea della difesa, mi piace andare in profondità. Sono movimenti naturali per me. Attenzione però: non cerco alibi. Non dico che se avessi giocato da punta centrale, l’anno scorso avrei fatto 20 gol».
DUE ANIME – Anche sulla compartecipazione, Gabbiadini non si sente molto a suo agio: «Non è una questione di fastidio. C’è stato un mese di tempo per parlare del mio contratto. E si cercava di fare il possibile per me. Io e il mio procuratore abbiamo tentato di farlo. Mi sembra normale. Mi sarebbe piaciuta una soluzione definitiva e volevo capire quanto ero desiderato – osserva Gabbiadini, alla seconda stagione in blucerchiato -. Quanto mi volevano Samp e Juve, quanto volevano spendere per me. Siamo arrivati quasi all’ultimo giorno, ma attenzione: non volevo provocare le buste o creare problemi economici alla società. Volevo solo capire. Lo capirò tra un anno. Le compartecipazioni non esistono più…».
FERRERO, MIHA E MERCATO – Intanto è cambiato il presidente. Fuori Garrone, dentro Ferrero: «Lo vedo molto carico. Spero che tutta questa carica gli resti addosso tutto l’anno. Perché ne avremo veramente bisogno tutti». Su Mihajlovic: «Il solito. Tanta voglia di far bene. Sa toccare i punti giusti per stimolarci e motivarci. Vietate distrazioni». Per ora pochi innesti tra ritorni e l’arrivo di Duncan. Così come non c’è stata nessuna partenza: «Il mercato in Italia ormai si fa nelle ultime ore. Almeno questa è stata l’abitudine delle ultime stagioni. Manca quasi un mese e mezzo alla fine. E in ogni caso, se il gruppo resterà questo, non sarà un fattore negativo. Non sarà una passeggiata, ma se ce la mettiamo tutta, possiamo dire la nostra contro chiunque. Lo abbiamo dimostrato nella scorsa stagione».