2014
SXIX – Okaka: «Ho sofferto molto. Le rivincite ottenute? Meglio dei soldi»
Sarà uno degli osservati principali del nuovo corso Samp per il 2014-15. Dopo i cinque gol realizzati nella seconda parte di stagione, Stefano Okaka è stato seguito da alcune squadre, ma alla fine è rimasto con il Doria per il ritiro di Bardonecchia. Dove l’attaccante è sembrato molto concentrato sul campo: «La diffidenza è un lato forte del mio carattere. Tante volte, quano ero più giovane, mi sono sentito tradito o usato. E nel momento del bisogno non ho mai trovato nessuno disponibile a darmi una mano. Sono fatto così. Perché devo dare confidenza, manifestare amicizia nei confronti di persone che non conosco? Un impiegato, un dirigente la dà? Perché un calciatore sì? Attenzione però, ho il massimo rispetto nei confronti di tutti. Massima educazione».
VITA PRIVATA E GIOVANI – Nella vita privata, è esattamente il contrario: «Mi piace ridere, stare in compagnia, scherzare. A volte, anzi, scherzo anche troppo. Qualcuno mi definisce un giocherellone». Dopo l’uscita dell’Italia dal Mondiale, si è parlato di un uso sbagliato dei giovani nel nostro calcio. E forse proprio il caso di Okaka – fenomeno a 16 anni, poi lasciato andare – è un buon esempio di questa condotta: «Troppe chiacchere. Tutti dicono, propongono, scrivono, poi le cose procedono allo stesso identico modo. Non c’è bisogno di nessun cambiamento, si tratta solo di aver pazienza con i giovani. Non dargli troppe responsabilità, ma nello stesso tempo responsabilizzarli nella maniera giusta».
CRITICA AL CALCIO ITALIANO – Okaka affonda il colpo nei confronti del calcio nostrano. E ne ha ben donde: «Nella cultura sportiva italiana, i giudizi sono esclusivamente dipendenti dal risultato. Bisogna avere l’onestà di riconoscerlo. Adesso il modello da seguire è diventata la Germania, ma ci sono ragazzi là che a 25 anni hanno già 200 partite di Bubdesliga alle spalle, convocazioni in nazionale e partecipazioni alla Champions – ribadisce l’attaccante a “Il Secolo XIX” -. Come è possibile fare i paragoni con i Lahm e con i Muller? Facciamoci una domanda: dove sono adesso i Totti, i Baggio, i Del Piero, i Zola? Non ce li abbiamo».
SOLUZIONI E SOFFERENZE – La soluzione ci sarebbe: «Davanti agli occhi di tutti. La nostra forza oggi deve essere il collettivo. E parlo anche a livello di club, un esempio siamo proprio noi della Samp. La nostra salvezza dello scorso campionato è stata ottenuta dal lavoro di gruppo. Il fatto che al momento non esistano in Italia dei Cristiano Ronaldo o dei Messi ci deve far riflettere e percorrere nuove strade. Bisogna responsabilizzare tutta la squadra». Forse la crisi del calcio italiano è lo specchio del paese: «Calcisticamente parlando, direi che ce la siamo cercata, perché è un meccanismo in atto da 4-5 anni. Ce ne stiamo accorgendo tardi. Parlando di me, lo posso ripetere: quando le cose vanno bene, bene. Quando le cose vanno male, tutti si dimenticano di te e non si fanno problemi a darti un calcio in culo. Bisogna stringere i denti: chi ha sofferto, ne uscirà fortificato».
RIVINCITE – Se si cerca un giocatore che si è abbassato l’ingaggio per venire alla Samp, l’unico esempio è proprio quello di Okaka: «Per me non è stato tanto difficile, sopratuttto perché difficile era la situazione in cui mi trovavo. Là (al Parma, ndr) mi trattavano malissimo. Ho avuto l’occasione di giocare per un club ancora più prestigioso e l’ho presa al volo. I soldi hanno un certo valore, ma i percorsi della vita mi hanno portato anche a fare altri tipi di ragionamento. Le rivincite che mi sono già preso e quelle che mi prenderò non possono avere un valore economico». Dalle parole di Okaka traspare una sofferenza di fondo: «Perché professionalmente parlando ho sofferto parecchio. Nessuno mi ha mai regalato nulla. La mia stagione alla Samp è stata la ciliegina, non mi pare di aver sentito nessun commento da là (Parma, ndr): sono stati tutti zitti».
PASSATO E FUTURO – Okaka è cambiato parecchio da quando era una giovane star della Serie A. Ora sembra molto riflessivo: «Rispetto a quand’ero bambino, sono cambiato moltissimo. Il calcio mi ha cambiato. Sei giovane, sei bravino, ti sfruttano e ti mangiano. Non so se faccia parte del mio karma incontrare persone negative, però tantissimi si sono approfittati di me – racconta il bomber blucerchiato -. Il calcio mi ha indurito e non tornerò mai quello di prima». Adesso Mihajlovic gli ha dato fiducia: «Con il mister mi son trovato subito bene. Adesso sono qui, lui mi fa star bene e io cerco di ricambiarlo». La prossima stagione potrebbe esser quella dell’esplosione definitiva: «Lavoro sempre al massimo e credo in me. Se faccio del mio meglio, avrò una buona stagione in cambio».