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2014

Il pagellone di SN24 – Angelo Palombo

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Alzi la mano chi, ad inizio stagione, avrebbe scommesso un euro in tempo di crisi sulla rinascita calcistica di Angelo Palombo? Se ci guardiamo indietro tutto ciò ha il sapore di un miracolo: prima dell’arrivo di Delio Rossi e Carlo Osti, Angelino era dato finito da molti, solo lui ha resistito alle sportellate di Sensibile e Ferrara che volevano il suo futuro lontano dalla Sampdoria. Era l’unico a credere in sé stesso, con ragione visto come si è evoluta la vicenda. E proprio perchè credeva di poter, un domani, tornare ad essere importante per la maglia che ha indossato dal 2002 al 2014 (con un intervallo interista dal gennaio al giugno 2012) che ha deciso di rifiutare in serie la risoluzione consensuale del contratto e l’allettante offerta del Rubin Kazan.

Ad oramai due anni di distanza da quella torrida e sofferta estate del 2012, Angelo è tornato grande. In mezzo una stagione travagliata ma di incoraggiamento, che lo ha visto riprendere posto in campo: è il 6 gennaio 2013, la Sampdoria in dieci uomini per l’espulsione di Berardi sbanca lo Juventus Stadium per la prima e unica volta fino ad ora. Al centro della difesa, in una posizione che rievoca i tempi di Novellino, c’era Palombo a fare da guida a Gastaldello e Costa. Il cambio di allenatore e l’avvicendamento dirigenziale hanno scombussolato anche le gerarchie dello spogliatoio di Bogliasco e Angelo può ritornare a vestire la maglia blucerchiata in campionato. Ma prima della definitiva risurrezione bisogna patire. Le dodici partite prima dell’arrivo di Mihajlovic sono ancora difesa e tanta sofferenza per trovarsi catapultato in una zona di campo che mette in luce le sue lacune, le sua non attitudine sul lungo periodo a giocare da difensore centrale. Non è il suo ruolo e si vede ma basta analizzare il dato dei gol subiti da Sampdoria-Juventus a Fiorentina-Sampdoria, ventuno, per accorgersi che Angelo e la retroguardia non hanno girato, come del resto tutta la squadra. 

Il salto si materializza con Mihajlovic, che si rende conto delle origini calcistiche di Palombo e decide di farlo avanzare di qualche metro, lì nel mezzo. Dalla difesa al centrocampo, di nuovo a lanciare con precisione gli esterni d’attacco, a dettare il ritmo ai compagni, ad alzare gli argini quando c’è da coprire. Ma perchè risurrezione? Il Palombo ridisegnato da Sinisa è totalmente l’opposto rispetto alla versione sbiadita del Palombo difensore, a metà – come valore tecnico espresso in stagione – tra quello dell’annata del quarto posto e quello del campionato successivo, che culminò con la retrocessione in Serie B della Samp. Il 23 marzo, al 58′ di Sampdoria-Hellas Verona, il 17 torna al gol, su punizione sigillando il cinque a zero contro gli uomini di Mandorlini, a due anni e sette mesi di distanza dall’ultima rete, sempre su punizione, questa volta sotto la Sud, la partita era Sampdoria-Padova 2-2, l’esordio dei blucerchiati in cadetteria. Nel complesso, il 2013/14 del centrocampista di Ferentino è da 7 in pagella, con alti e bassi ma risultando il migliore tra i suoi compagni di reparto Obiang e Krsticic. 

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