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2014

Il pagellone di SN24 – Manolo Gabbiadini

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«Volevo far giocare tutti quanti e i giocatori sono stati bravi, pur non schierati nel proprio ruolo, come Gabbiadini, ad adattarsi. Avessi avuto qualcun altro con le stesse caratteristiche potevo spostarlo più avanti e mettere qualcuno al suo posto, ma preso Okaka e Maxi Lopez l’ho tenuto lì».

Questo è Sinisa Mihajlovic, al termine della stagione 2013/14, dopo il 3 a 3 con l’Udinese. È il tecnico della Sampdoria che parla del secondo miglior marcatore della sua squadra – con appena due reti in meno di Eder, capocannoniere stagionale – tra Serie A e Coppa Italia. La stagione di Gabbiadini è amorfa, è strana, è da interpretare. Perché l’attaccante di Calcinate ha tantissime qualità, ha un mancino che quasi l’intero campionato italiano può invidiargli e, soprattutto, non ha paura. Pacato, mite, un giocatore di calcio che si differenzia dalla massa, ma che in campo esprime la verve degna del campione.

Allora cos’è mancato a Gabbiadini? È mancata la posizione, la chiara posizione in campo. Con Delio Rossi ha provato a fare la prima punta, ma lì era l’intera squadra a non girare: il fisico ce l’ha, perché non lo butti a terra facilmente, è alto e resistente, quindi può fare da terminale offensivo. Mihajlovic, però, aveva bisogno di un esterno, soprattutto dopo essersi trovato con due prime punte in squadra – richieste da lui espressamente – e quindi con tre giocatori nello stesso ruolo. Gabbiadini quindi diventa un terzino avanzato, diventa un De Silvestri che non difende, ma tira appena può. Avrebbe fatto piacere al Mourinho del Triplete, insomma, con le dovute differenze tra il Nostro ed Eto’o.

Poteva essere un anno da doppia cifra, doveva esserlo: è stato però il primo anno da titolare in Serie A, in una squadra da metà classifica, che per un attimo ha avuto anche velleità, più che plausibili, di Europa League. Un biglietto non male per un futuro alla Juventus: un futuro che, però, non può essere domani, né dopodomani. Gabbiadini, nell’interesse nostro innanzitutto e poi anche suo, un altro a Genova deve farlo: provare, magari, a giocare in un tridente come esterno a destra, piuttosto che come esterno della trequarti campo, provare una posizione che più gli si addice. Si è adattato bene, ma un giocatore come Gabbiadini non può adattarsi, non deve adattarsi. 

Ci aspettiamo di più per l’anno prossimo, ma non perché quest’anno sia andato male, ma perché Manolo Gabbiadini può di più. 

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