2014
Maxi Lopez e i trent’anni: «Nessun rimpianto. Con la Lazio per vincere»
Manca ancora il gol dall’ultimo derby, ma c’è il tempo per festeggiare i suoi trent’anni. Maxi Lopez magari pensa già a cosa farà da grande: «…voglio fare il calciatore. Battute a parte, è una cosa alla quale penso spesso ultimamente. I primi anni, quando smetterò di giocare, li dedicherò sopratutto ai miei bambini. Voglio essere più presente al loro fianco. E anche alla mia famiglia. Sono andato via da casa da tanti anni e so di essermi perso tante cose. Non so quanto durerà questo periodo di riflessione; poi cercherò di restare nel mondo del calcio. Che è quello che conosco meglio. E’ il mio». Forse allenatore…: «Mhhh, non tanto. Sento di più quello da d.s. o da commentatore televisivo, alla Hernan Crespo».
GUARDANDOSI INDIETRO – Trent’anni per un calciatore sono…: «Tanti. E si può ragionare, si possono fare dei mini-bilanci. La verità è che ho già fatto un sacco di cose, che ne ho vissute di belle, che ho conosciuto paesi diversi. E’ vero che a trent’anni dentro uno si sente ancora giovane e te lo dicono pure – racconta l’attaccante blucerchiato a “Il Secolo XIX” – Però so di essere entrato nella seconda parte della mia carriera… se mi guardo indietro vedo tanti momenti, mi sono divertito, ho giocato e sono stato anche in panchina, ho vinto e ho anche perso. E comunque sono fiero di quanto ho fatto».
COMPLEANNO E RIVER PLATE – Anche per un uomo i trenta significano tanto: «Anche nella vita privata non mi sono tirato indietro. Accetto tutto, sia le cose belle che quelle brutte. Non mi pento di niente, mi sono sempre preso le mie responsabilità. Domani (oggi, ndr) è il giorno del mio compleanno e sarà un giorno di felicità. Ci sono i miei tre bambini, Valentino, Costantino e Benedicto; a sorpresa, è arrivata anche mia madre, Maria. Mi piace festeggiare i compleanni, così come piace ai miei bambini». Domenica scorsa il River ha rivinto in casa del Boca dopo dieci anni. In quella gara protagonista assoluto fu proprio Lopez: «La partita che ha dato la svolta alla mia carriera. Io sono tifoso del River e quindi il 2-1 di domenica mi ha riempito di gioia. Mi ha telefonato un amico da Buenos Aires e mi ha detto: «Maxi adesso sei uscito dalla storia, ma quel Super Clasico là l’avevi vinto da solo».».
UN 2013 A TUTTA – Dieci anni volati via da quel pomeriggio di maggio: «Sono volati. La sensazione è di aver giocato ieri quel Super Clasico. Che resterà scolpito a livello emotivo nel mio cuore». L’ultimo anno, sia dal punto di vista professionale che privato, è stato molto intenso: «Dai 29 ai 30 in effetti è stato parecchio mosso… e sono fiero anche di quello che ho fatto in questi dodici mesi – racconta il ragazzo venuto dal River Plate in Europa nel 2005 – Adesso sono più rilassato, posso concentrarmi maggiormente su quello che mi interessa: va molto meglio. Mi dovrò abituare anche al passaggio dai 20-qualcosa ai trenta…». Cambio di pettinatura dovuto all’età forse: «Mi ero stufato: basta cresta».
RAMMARICO FIORENTINA – Sulla sostituzione di domenica contro la Fiorentina, nessun problema: «Ho letto di questa frase del mister («Se non ha gradito il cambio è un problema suo, non mio», ndr), ma in realtà ero incazzato con me stesso. Perché non ero riuscito a sbloccare la partita come volevo. Avevo lavorato tanto, mi ero battuto e non ce l’avevo fatta. Era un discorso personale». Mihajlovic ha ripetuto che da Maxi si aspetta ciò che fa in allenamento: «Io so che posso dare tanto a questo gruppo, come il gruppo a me. Ci sono ancora sette giornate per migliorare quanto fatto finora. Ci siamo posti nuovi obiettivi, il mister trasmette questa mentalità del raggiungimento di nuovi traguardi. La sua mentalità è quella di non mollare mai, di lottare sempre».
DOMENICA LA LAZIO – Intanto, domenica si va all’Olimpico contro la Lazio: «Oltre al suo valore storico, per me non è uno stadio qualunque. Proprio lì ho segnato il mio primo gol in Italia (7 febbraio 2010, Lazio-Catania 0-1). Prima vittoria del Catania nella sua storia in casa della Lazio e in panchina c’era proprio Mihajlovic. Tra l’altro sono stato molto vicino alla Lazio, ma alla fine la trattativa saltò e andai a Catania – racconta l’attaccante argentino – Domenica andiamo all’Olimpico consapevoli della nostra forza, sappiamo di potercela giocare con tutti. E abbiamo voglia di migliorare la nostra classifica. Ce la giocheremo e se i tifosi della Lazio non ci saranno veramente, sarà meglio per noi».