Garrone a tutto campo sulla Samp: «Felice e orgoglioso» - Samp News 24
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2014

Garrone a tutto campo sulla Samp: «Felice e orgoglioso»

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Era un po’ che non lo sentivamo parlare. Edoardo Garrone si era trincerato in una sorta di silenzio scaramantico, lasciando spazio alla gloria per Mihajlovic e i suoi ragazzi, che ieri hanno raggiunto una salvezza meritata alla luce di quanto fatto negli ultimi quattro mesi di campionato. E’ Garrone a spiegare il suo silenzio, di fatto smentendolo: «Non ero muto, ogni tanto alle feste dei club parlavo. Scherzi a parte, sì, è vero. Sono stato zitto a lungo ed è stata ua scelta precisa. In una fase molto difficile, in cui sono prese decisioni drastiche e dolorose, come il passaggio da Rossi a Mihajlovic, ho ritenuto che fosse giusto così. Fa parte del mio modo di agire: lavorare per rimettere a posto le cose piuttosto che perdermi in parole».

LAVORO IN SILENZIO – Forse c’era anche un po’ di risentimento per i molteplici attacchi subiti: «Nessun rancore, semmai un’autodifesa. Nel prendere delle decisioni dovevo restare fuori dai condizionamenti, a volte le pressioni esterne favoriscono gli sbagli – commenta Garrone all’edizione genovese di “Repubblica” – Dovevo riflettere, capire perché il progetto in cui credo, parlo di questa rosa di giocatori giovane e valida, non stesse rendendo secondo le aspettative. E’ arrivato Mihajlovic e tutto d’incanto si è rimesso a funzionare. La squadra ha dimostrato di avere dei valori e grandi prospettive. E questa, al di là della classifica, perfettamente in linea con i traguardi dichiarati a inizio stagione, è la cosa che mi dà più soddisfazione».

TIFO E SOFFERENZA – Garrone non dimentica di essere anche un tifoso blucerchiato: «Da tifoso, a me urta parlare di salvezza, ma non posso perder di vista la nostra dimensione: vorrei inseguire altri sogni, ma non posso dimenticare i sacrifici già fatti per mantenerci a questi livelli e quelli che sarebbero necessari per alzare l’asticella. Io ho fatto solo due promesse da quando ho preso il timone in mano: mai più in Serie B e fortunatamente per ora i fatti mi danno ragione. E massimo impegno da parte mia e della mia famiglia. Con la capacità, lo abbiamo dimostrato, di saper correggere in corsa gli errori».

OBIETTIVI E BILANCIO – Mantenere la Serie A è l’obiettivo, anche se i tifosi vorrebbero qualcosa in più: «Li capisco, per questo parlo di crescita graduale. Prima di tutto dobbiamo mettere a posto i conti, ancora non lo sono. Fare investimenti con la riduzione delle perdite e mettere assieme le due cose non è facile – ricorda il patron blucerchiato – L’unico modo possibile è ridurre il monte ingaggi, le spese generali e puntare sui giovani. Cadere in B è stato drammatico: 42 milioni di passivo subito, altri 30 al secondo anno per una sorta di reazione a catena, con contratti in essere che vanno rispettati, rosa da sfoltire, allenatori da pagare, oltre – lo ammetto – a qualche scelta sbagliata. Rimettere in sesto il bilancio costa fatica e stress, ma è necessario».

COSTI E FUTURO – Tuttavia, Garrone non chiude la porta a miglioramenti: «Sappiamo di dover pensare anche alla parte tecnica e al futuro: il mercato di gennaio è un esempio. Osti in fretta e bene ha sfoltito la rosa, ha preso i giocatori che voleva Mihajlovic, Lopez e Okaka, tutto era stato fatto, non era necessario prendere Beltrame e Fedato. Erano esigenze future, ma ci siamo portati avanti con il lavoro». Osti ha detto che fino al 2015 ci sarà da soffrire, poi sarà tutto più facile: «Ha detto giusto – ripete Garrone – perché lui sa quali giocatori abbiamo in giro e i contratti che hanno. Stiamo razionalizzando le uscite in maniera intelligente, per far sì che l’intervento dell’azionista sia meno pesante. Dicono: «I Garrone sono ricchi». Ma soldi sempre sono anche per la mia famiglia, non si può esagerare o chiedere l’impossibile. L’idea di investire c’è, ma anche di abbattere certi costi».

UNA NUOVA STRUTTURA – Nella struttura societaria immaginata da Garrone, un primo nome è quello di Remondini: «E’ arrivato in punta di piedi, ma ha un ruolo determinante. Era già nel cda da tempo, grande rigore sui conti, ora è più operativo di me. La sua è un’attività di controllo sulla parte amministrativa della società: è in sede tutti i giorni, io non ce la facevo». Si parla anche di Sagramola, che ha lasciato la Samp da poco: «Si sapeva che il rapporto con Sagramola si sarebbe interrotto prima della naturale scadenza del contratto (giugno 2015, ndr). Abbiamo preferito un avvicendamento morbido e affidare subito a Remondini un ruolo di primo piano. Presto sarà anche a.d., avrà tutte le deleghe necessarie sul piano finanziario. Prendetela come battuta: giusto delegare, ho massima fiducia in tutti, ma il presidente resto io».

TRA D.S. E D.G. – Non solo bilancio, perché c’è anche la parte tecnica: «Osti resta al 100%. A gennaio per me ha lavorato bene – dice Garrone del d.s. blucerchiato – ha un contratto fino al giugno 2015 e non c’è motivo di cambiare. E’ in perfetta sintonia con Mihajlovic, i due sono complementari. Poi c’è un aspetto più complesso: il d.s. deve occuparsi di squadra, mercato, settore giovanile, scouting. Marotta ne aveva due: Asmini e Paratici. Lavoro enorme, per questo molte società hanno un direttore generale». E viene in mente subito Braida: «E’ un nome che ha fatto lei. Fino a giugno andremo avanti così, senza Sagramola. Poi potremmo pensare a un ampliamento, con un responsabile dell’intera area tecnica. E crediamo di aver trovato la persona giusta».

IL MODELLO UDINESE – Garrone tenta il dribbling, ma già disegna il ruolo del nuovo d.g.: «Se ci sarà una persona nuova, credo che prima cercherà di capire cosa ha in casa, poi farà eventuali proposte, che riguarderanno non Osti, ma altre competenze». Intanto si parla di Pecini, che potrebbe tornare alla Samp: «Il contratto con il capo degli osservatori, Baldini, che scadeva a giugno, non sarà rinnovato, anche se ha lavorato bene. Glielo abbiamo già comunicato. In più abbiamo saputo che Pecini voleva tornare in Italia. Lo stimiamo e sappiamo che ha solidi rapporti con l’estero. Voglio una persona come Paratici, che macinava chilometri agli ordini di Marotta. Magari l’ho trovata».

MIHA E LE GIOVANILI – In più, ritornerà un buon budget per il settore giovanile: «Icardi lo pagammo 300mila euro perché c’era un buon budget per i giovani, altrimenti non sarebbe arrivato. Vogliamo ripristinarlo. Confermando Invernizzi come responsabile. Ha il contratto in scadenza, ma sarà rinnovato». La conferma più importante è quella di Mihajlovic: «Premessa: l’ho voluto io, ma era già nella lista di Sagramola e Osti. Io avevo il suo numero di telefono e ho provato a chiamarlo. Lui mi ha detto sì, bastava solo aspettare dieci giorni. Gli ho risposto: anni fa scegliemmo Di Carlo, io volevo te, ora non mi scappi. Una volta tanto ci ho preso: sono il presidente e dico scelta felice. Confesso, è andato oltre le mie più rosee aspettative. Non solo per i risultati, ma per come lavora: un vero allenatore-manager».

IL RINNOVO PIU’ ATTESO – E chissà che non arrivi un contratto a lunga scadenza: «Mi piacerebbe giurarlo, ma nel calcio certi discorsi non hanno senso. Ha un contratto con noi sino giugno 2015. Era automatico in caso di salvezza, ma penso che la clausola sia scattata. E’ una persona leale e diretta: anche fosse comparsa qualche sirena, ce l’avrebbe detto – confessa Garrone sul tecnico serbo, suo pallino personale – A maggio ci vedremo e so che è un aziendalista. Coinvolgerlo ancora di più su programmi  e strategie è il minimo. Sarà lui a valutare: se vorrà accompagnarci nella crescita per più tempo, sarò molto felice. L’ingaggio? Se lo conosco, non credo sarà una priorità».

ARRIVA L’ESTATE – Perciò si pensa anche all’eventuale campagna acquisti: «Per la prima volta non saremmo più costretti a subire il mercato, a regalare giocatori pagando parte dell’ingaggio. Resta qualche eccezione, ma ora abbiamo giocatori appetibili, bravi, con contratti lunghi e abbordabili. Qualcuno li vuole? Ascolteremo tutti, ma decidiamo noi. E’ un cambiamento radicale. Dipendesse da me, non manderei via nessuno. Se l’offerta è irrinunciabile, Osti ne troverà qualcuno altrettanto bravo e a costi inferiori. Me lo lasci dire: stiamo facendo meglio ogni anno come graduatoria. Prima la promozione, poi la salvezza e ora, spero, centroclassifica».

TRA STADIO E SODDISFAZIONI – E’ un Garrone pieno d’orgoglio quello arrivato alla salvezza con otto giornate d’anticipo: «Felice sì, ma io negli umori sono un mediano. Non mi esalto, né mi deprimo troppo. Non godo per gli applausi, non mi avvilisco troppo per le critiche. Però come tutti, se il progetto non funziona, dentro un po’ soffro. Qualche mese fa avevo un leggero mal di pancia, ora è passato». Sullo stadio: «Noi lo stadio lo faremo, è fondamentale per il futuro della società. Leggo notizie sull’area in Fiera, noi continuiamo a lavorare e abbiamo quasi portato a termine lo studio di fattibilità economica. Appena siamo pronti torneremo dal sindaco, con cui il dialogo è aperto. Lo faremo con un nuovo capoprogetto, Paolo Lanzoni: è l’uomo che ha portato Marotta alla Sampdoria. Crediamo nella Fiera: altrimenti, siamo pronti a cercare altre aree».

IL NUOVO CENTRO SPORTIVO – Sul nuovo centro sportivo: «Pensavamo a cinque campi, forse ne bastano quattro: torna in pole position Bogliasco. L’attuale concessione scade nel 2020, noi vogliamo rivederla – conferma Garrone, che punta anche alla costruzione di una nuova casa blucerchiata per gli allenamenti – Ci devono permettere interventi strutturali, non si può avere da anni una palestra sotto un tendone. Se vogliamo farci giocare la Primavera, bisogna costruirci una gradinata. Bogliasco così come è oggi no, deve essere tutto nostro, senza servitù. Non ci bastano i due campi che abbiamo, dobbiamo disporre anche degli altri due tramite un accordo con il Bogliasco e i Tre Campanili».

NIENTE VENDITA. E SU BERGAMO… – Sull’ipotesi di vendita, paventata qualche mese fa: «E’ una cosa che regge nella vita di tutti i giorni, per qualsiasi azienda. Se arriva uno sceicco, torno a fare il tifoso. Il mio obiettivo è rendere la società appetibile, con propri asset, come lo stadio di proprietà. Detto questo, la Samp non è in vendita, non c’è alcuna ipotesi di questo tipo. E i Garrone se la tengono stretta». E arriva l’elogio finale per Mihajlovic: «Ho apprezzato lo sfogo di Mihajlovic post-Bergamo. Aveva perfettamente ragione per due motivi. Primo: un giocatore deve sempre onorare la maglia Samp di fronte al suo pubblico. Secondo: essere protagonisti sempre favorisce le loro prospettive di carriera. Sinisa è straordinario anche in questo: pensa agli interessi della Samp, ma anche dello spogliatoio».

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