Okaka, Osti e Krsticic: le tre riflessioni post-Livorno - Samp News 24
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2014

Okaka, Osti e Krsticic: le tre riflessioni post-Livorno

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1) Con Okaka è un’altra Samp. Nelle tre volte che l’italo-nigeriano è stato in campo dall’inizio, la Sampdoria ha vinto. Alla prima, contro il Cagliari, avevamo visto un atteggiamento diverso rispetto alla consuetudine sinisiana: la Sampdoria è stata meno alta e più incline al lancio lungo, affidandosi alle qualità fisiche di Okaka e alla sua abilità di difendere il pallone e far salire la squadra. Nel secondo tempo, contro una difesa ben più alta di quella che aveva il Cagliari, la Sampdoria ha scoperto altri benefici derivanti dal nuovo sistema di gioco. Okaka ha continuato ad accorciare prendendo palla sulla trequarti se non a centrocampo e, riuscendosi a girare, ha potuto serivre più volte Soriano e Gabbiadini in profondità. Il fatto che la quantità di palloni passati correttamente da Okaka sia stata elevata (85%) spiega perché la Sampdoria è riuscita a sfruttare le tante lacune del Livorno del secondo tempo. A tal proposito, il dato dei tiri in porta (sette) è paradigmatico. 

2) La Sampdoria deve correre, con e (soprattutto) senza palla. Altrimenti si fa fatica: quando il gioco è bloccato i limiti tecnici della squadra si palesano e creare azioni da goal diventa quasi impossibile. L’abbiamo visto nel disastroso primo tempo di oggi: il Livorno ha dominato e la Sampdoria non è quasi mai riuscita a rendersi pericolosa. Non è un caso che il cambio di marcia sia conciso con la sostituzione Obiang-Krsticic. Il serbo è più dinamico, propenso all’inserimento, gioca di meno il pallone e si muove di più senza palla. È, in generale, un giocatore più adatto per questa Sampdoria.

3) Questa riflessione rischia di essere decisamente impopolare. Ricordo i commenti, a fine mercato, sull’operazione Pozzi-Okaka e la diffusa convinzione di aver concluso l’ennesima operazione poco conveniente. Ora, la mia critica non si deve tanto al fatto che Okaka veniva considerato un elemento poco utile per questa squadra, un ciccione che ha fallito persino allo Spezia perché, in fondo, avere dei dubbi sull’ex punta del Fulham, visti i suoi precedenti poco soddisfacenti, appariva lecito. Più che altro non comprendevo la tendenza a considerare Osti uno sprovveduto e la sensazione che chiunque potesse essere più competente, informato, scaltro rispetto a lui. In più, chi puntava il dito molto spesso perdeva di vista la realtà, non certo rosea, delle cose. Il budget a disposizione di Osti era irrisorio, il monte ingaggi che la Sampdoria doveva sostenera era esorbitante se comparato al fatturato. A due mesi dalla fine del calciomercato, penso si possa essere certi nell’affermare che Osti è riuscito a tagliare i costi e a rinforzare la squadra

«Sì, ma non ha idee. Altri nella sua situazione le hanno avute», mi aveva fatto notare qualcuno. Eppure, credo che Maxi Lopez quasi regalato e Okaka scambiato con un giocatore ai margini della rosa (Pozzi) debbano rientrare a pieno titolo nel concetto di «idee». Probabilmente qualcuno l’avrebbe criticato anche se avesse preso van Persie in prestito, appunto perché solo in prestito. Questo per sottolineare che quello che vogliamo noi è esattamente ciò che vogliono Garrone e i suoi soci: il bene della Sampdoria. E se si è deciso di affidare le decisioni inerenti l’area tecnica di una società che fattura milioni di euro a Carlo Osti, è perché chi l’ha scelto lo ritiene adeguato. Insomma, se il ds è lui e non io o voi, un motivo c’è. 

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