L'attacco stecca la seconda partita nell'era Mihajlovic - Samp News 24
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2014

L’attacco stecca la seconda partita nell’era Mihajlovic

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La Sampdoria ha perso male una partita che si poteva perdere. La prova dei blucerchiati all’“Olimpico” non si allinea minimamente con quelle delle precedenti undici partite dell’era Mihajlovic, come hanno sottolineato lo stesso allenatore e Angelo Palombo nel dopo partita. È mancata la cattiveria giusta e la voglia di vincere, proprio quella che ha contraddistinto altre prestazioni con le altri grandi del campionato – Napoli e Juventus – in cui il Doria ha sì ottenuto il medesimo risultato – due sconfitte, peraltro se sommata a quella di ieri sera sono le uniche tre sconfitte in 12 partite con Sinisa – ma ha addirittura rischiato di ottenere un premio più gratificante, che i cinque legni centrati nelle due partite hanno negato. 

Leggendo il tabellino viene spontaneo puntare il dito contro la retroguardia, che comunque per venticinque minuti ha messo in difficoltà il fraseggio romanista diretto da un certo Miralem Pjanic, chiudendo le porte agli inserimenti avversari. Invece no: è mancata la solidità offensiva di un reparto ridisegnato dal tecnico di Vukovar, che ha buttato nella mischia dal primo minuto il colpo a sorpresa Wszolek e riposizionando Eder come prima punta, anzichè optare per il brillante Okaka in cerca di conferme. Ancora una volta i numeri spiegano quanto sia importante il quantitativo di benzina che gli avanti mettono nel serbatoio della squadra: calcolando le dodici partite di cui sopra, la Sampdoria è sempre andata in gol, salvo due eccezioni: il 2-0 contro il Napoli nel giorno dell’Epifania e proprio il ko romano di ieri sera. 

In totale sono 14 i gol “sinisiani”, di cui ben 9 sono arrivati (64%) sono arrivati dai piedi e dalla testa di Eder, che ha già stracciato il suo precedente record di gol stagionali in Serie A (stagione 2012/13, 7 reti), e Gabbiadini, che ha invece eguagliato il suo top score nella massima serie, anch’esso relativo alla precedente annata (6 reti). Il brasiliano ha patito molto il ritorno al passato, in un ruolo che non sente suo per caratteristiche fisiche e tecniche, ma in particolar modo la marcatura dei possenti centrali giallorossi Castan e Benatia. Discorso diverso per l’ex Bologna, a cui Mihajlovic chiede una particolare attenzione in fase di copertura, peraltro importante nell’economia difensiva, ma che non si è tradotta in linfa e fantasia per qualche giocata più vicina alla porta di De Sanctis. 

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