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2014

Cosa ti manca, Sampdoria?

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«Bisogna guardare positivo: abbiamo guadagnato un punto sulla terzultima e abbiamo superato il Cagliari. Sono certamente deluso, ma mi piace guardare il bicchiere mezzo pieno». Guarda il bicchiere mezzo pieno, Sinisa Mihajlovic. Un punto è sempre meglio di zero, soprattutto se ottenuto contro una diretta concorrente per la salvezza. E pensare che se questo concetto l’avessimo messo in pratica nella maledettissima stagione 2010/11 ci saremmo risparmiati una retrocessione. Con il pari acciuffato a pochi secondi dal gong dal Bologna, prosegue il filotto “sinisiano” tra le mura amiche, terreno ostile e nemico per molti predecessori del serbo sulla panchina blucerchiata. La forza del Ferraris sta trasferendo alla squadra continuità di risultati: sei partite consecutive senza sconfitta non arrivavano dalla stagione della cadetteria.

Sinisa ha tanti pregi: ha fin da subito infuso nelle vene di Gastaldello e compagni la giusta razione di grinta e convizione, che si è via via consolidata come un mantra nel cuore e nelle gambe dei suoi ragazzi. Il tempo – giudice severo e imparziale – ha rispedito al mittente le critiche dei più scettici. «Tutto un fuoco di paglia» oppure «l’effetto del cambio allenatore si dissolverà dopo un paio di giornate». Nulla di più infondato. Anche oggi la grinta, quella che tanto piace al tifoso e che associa alla maglia sudata, c’è stata. Unita – e qui veniamo al secondo pregio – a schemi collaudati, cavilli tecnici, frutto della costante applicazione della tattica provata nelle sedute a porte chiuse.

Insomma, sfatiamo il tabù: Miha non è solo un motivatore, uno psicologo. Sta anche dimostrando di essere uno stratega, un tattico. Sa bene che le dirette concorrenti non si presentano a Marassi con una formazione sbottonata. E il primo tempo rispecchia il prototipo di partita all’italiana da medio bassa classifica: ospiti chiusi e poco maneggevoli, padroni di casa che non riescono a trovare la zampata giusta. Falli, falli e ancora falli. Il gioco spezzettato annoia persino uno stormo di piccioni, che si ritrova ogni domenica sul prato del Ferraris per chissà quale appuntamento glamour del mondo dei volatili. Parentesi: Mihajlovic in sala stampa era fuorioso per il campo, che ha definito di “m…”.

Cosa è mancato alla Sampdoria? La capacità di mettere il codice di sicurezza nella cassaforte che contiene il bottino pieno, la vittoria, in modo tale da non vanificare il vantaggio ottenuto con tanti sforzi firmato Gabbiadini con la partecipazione di Eder e Krsticic. Come? Colpendo in contropiede, sfruttando gli spazi lasciati da un Bologna alla ricerca disperata del pari. Eder divora palle gol e anche oggi, come con Lazio e Parma, la Samp deve incassare la riemersione di Bianchi e soci. Questione di secondi, di una caduta o di un tackle di troppo. O forse di un cambio (Krsticic per Renan) non azzeccato. Nei fatti la squadra di Mihajlovic ha dimostrato una carenza di attenzione in “zona cesarini”, messa in risalto dalle prodezze di Cana e Christodoulopoulos e dalle evidenti lacune organizzative in fase di copertura. “Zona cesarini” che con Delio Rossi, in virtù dei risultati ribaltati in extremis contro Cagliari e Livorno, era stata ribattezzata “zona Sampdoria”. 

Cosa manca? So che chiedo troppo, ma per il futuro vorrei un attaccante di qualità, che possa illuminarmi gli occhi. Non importa se con i piedi o con la testa, basta che segni e che dia manforte a Eder e Gabbiadini. E, per il futuro, attenzione alla “zona Sampdoria”. 

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