2014
Il mental coach Civitarese: «De Silvestri un esempio per i giovani. Scommetto su Lombardo»
Quanto influisce la testa sulla carriera di un giocatore? Lo sanno bene i calciatori, che spesso di affidano alla professionalità dei mental coach, una figura sempre più in crescita negli ultimi anni che supporta gli atleti – non solo nel calcio – per un percorso formativo importante e mirato a solidificare il controllo delle reazioni. Per approfondire l’argomento e anche per conoscere qualche dettaglio su quanto questa professione possa risultare fondamentale nel percorso di un calciatore, abbiamo raggiunto Roberto Civitarese, mental coach che ben conosce l’ambiente Sampdoria avendo intessuto nel tempo un rapporto collaborativo con Lorenzo De Silvestri e, più recentemente, anche con Mattia Lombardo.
«Ho avuto modo di conoscere De Silvestri mentre era ancora alla Fiorentina: lo conobbi tramite un amico in comune e lui a metà anno purtroppo giocava poco. Era molto dotato tecnicamente e quindi era abbastanza assurdo che non riuscisse a giocare. Era in una evidente parabola discendente eppure a 18 anni era già stato in Nazionale. Quando lo conobbi e lo incontrai per la prima volta a Firenze ci fu un confronto abbastanza intenso: lui aveva alcune convinzioni molto radicate che nascono soprattutto nella mente di chi riesce a bruciare le tappe, ma quelle convinzioni non gli permettevano di ottenere i risultati che desiderava. Col tempo abbiamo avviato un percorso di allenamento della mente modificando quelle convinzioni e il suo lavoro ne ha beneficiato. La stagione lo vide protagonista di diverse presenze fino all’assist decisivo nella sfida a San Siro contro il Milan: la Fiorentina vinse 2 a 1 e lui servì un l’assist che permise alla Viola di avviarsi alla salvezza».
Poi arriva alla Sampdoria…
«Arriva alla Sampdoria, che veniva dalla promozione in Serie A: c’è Ciro Ferrara e c’è anche Pasquale Sensibile, che disse che avrebbe voluto avere tutti giocatori come De Silvestri. Lorenzo iniziò a sentirsi forte di questa cosa e fu molto motivato. Iniziammo a sentirci meno perché la sua fiducia era aumentata, ma l’entusiasmo iniziale si trasformò presto in delusione: Lorenzo era praticamente tornato al periodo in cui era alla Fiorentina, perché di fatto non giocava alla Sampdoria. Lorenzo si rese conto che qualcosa non funzionava più come prima e mi ricontattò. Riprendemmo a lavorare esattamente da dove avevamo interrotto e i risultati arrivarono subito: riuscì a segnare, tra l’altro anche contro la Juventus, e i gol confermarono la bontà del percorso compiuto. Questa stagione a livello personale è iniziata bene e sta proseguendo nel migliore dei modi. Ovviamente il calcio è uno sport di squadra quindi il risultato è determinato da innumerevoli fattori e non da un singolo giocatore. Già all’inizio della stagione si vedeva che la situazione alla Sampdoria non fosse ottimale».
Quindi, da mental coach, confermi che il cambiamento principale per la Sampdoria è stato nella testa? Rossi li aveva atterriti da questo punto di vista?
«Un allenatore per quanto possa essere carismatico o definito un motivatore – come per esempio Mazzarri o Ventura – ha comunque i suoi metodi e la sua esperienza, compreso l’approccio che ha con la squadra. Per esempio un tecnico più esperto fa forza sulla sua esperienza e pensa che quello basti per portarlo al successo. L’aspetto mentale e motivazionale, invece, è una scienza quindi va studiata, conosciuta e applicata, non si può improvvisare. Puoi essere un autodidatta, ma in quel caso ottieni dei risultati decisamente inferiori. Mazzarri, a mio avviso, ha ottenuto dei risultati importanti in un contesto come quello del Napoli, ora in un contesto diverso non riesce ad ottenere gli stessi risultati quindi il dubbio è lecito: è Mazzarri che ha fatto grande il Napoli o il Napoli ha fatto grande Mazzarri?. Mihajlovic, invece, sono convinto abbia studiato e analizzato gli aspetti mentali-motivazionali e tutto ciò che concerne la gestione del gruppo: lo vedo e lo percepisco anche dalle conferenze stampa che ascolto periodicamente. Il mister della Samp ha capito l’importanza che la mente ha nel determinare i risultati, l’ha studiata e l’ha messa in pratica. Così come lui ance Montella, Conte o Garcia. I risultati che le squadre di questi allenatori hanno prodotto fino ad ora sono sotto gli occhi di tutti».
«Ci sono giocatori talentuosi, vedi Best, Cantona, o anche lo stesso Marandona, che pur avendo un grande talento hanno meno sviluppata la capacità di gestire il proprio stato d’animo dinanzi a eventi esterni. Perdono il controllo. Agisce prepotentemente la parte inconscia e spesso queste situazioni si manifestano soprattutto in persone che hanno avuto esperienze forti durante l’infanzia o l’età evolutiva. Se si elaborano le informazioni con il tuo vissuto, in quel caso si perde il controllo e magari quando avvengono situazioni particolari, episodi di ingiustizia, l’inconscio ha il sopravvento. Se non sei in grado di controllarti è evidente che le reazioni provocano dei danni. Lo stato d’animo condiziona le azioni e le azioni determinano i risultati, nonostante il talento. A tal proposito voglio ritornare anche al discorso di De Silvestri: lui è un ragazzo intelligente e moderato, che riesce a controllarsi e a controllare il suo stato d’animo, in funzione dei risultati che desidera raggiungere, mentre molti altri non riescono e agiscono istintivamente. Lorenzo da questo punto di vista è un esempio per molti giovani che vivono il sogno di essere protagonisti nel mondo del calcio».
«Mattia l’ho conosciuto due anni fa e l’incontro è stato puramente casuale. Andai a vedere la Nazionale giovanile dove lui giocava e solitamente quando guardo le partite mi concentro sull’aspetto psicologico, sulla comunicazione che hanno i giocatori in campo e anche dal profilo della personalità. Mattia mi aveva colpito molto rispetto agli. Lui mi chiese di poter leggere il mio libro e fu così convinto nel chiedermelo che alla fine decisi di andarglielo a portare personalmente a Genova. Da lì è iniziato il nostro rapporto: è un giovane che allena la parte mentale in maniera molto importante e facendo così quando sarà nel mondo degli adulti avrà sicuramente una grande occasione per diventare un giocatore importante. Oggi su di lui potrei scommettere qualsiasi cosa perché è un ’95 di grande prospettiva».
«Oggi sicuramente le richieste aumentano: non saprei dire quanti giocatori si affidano a un mental coach, ma indubbiamente negli anni sono aumentati. Io ho organizzato, in virtù di quest’aspetto, una struttura che si occupa del mental coaching: si chiama RCH, l’acronimo del mio nome, ed è specializzata nel coaching calcistico. Attualmente in Europa è l’unica società specializzata esclusivamente in questo: tra l’altro al suo interno ci sono anche delle arterie come la RCH Academy e la RCH Sporting. Al momento mi sto occupando personalmente della formazione di nuovi mental coach da inserire nella struttura perché non riesco a gestire tutte le richieste che arrivano da parte dei giocatori, in particolar modo di quelli più giovani. Presto questa professione, inoltre, verrà sicuramente riconosciuta maggiormente. D’altra parte pensiamo ai giocatori con i quali lavoro oggi come appunto De Silvestri: tra dieci anni da allenatore, direttore sportivo, agente di calciatori etc sicuramente parleranno di questo percorso e di conseguenza daranno maggiore visibilità e credibilità alla figura professionale del mental coach».
Per maggiori informazioni sull’attività di Roberto Civitarese è disponibile il suo sito web ufficiale.