2014
Fiorillo: «Da Costa è il titolare: una partita non cambia nulla»
E’ stato senza dubbio il protagonista principe della gara di Coppa Italia contro la Roma, ma Vincenzo Fiorillo non si scompone e tiene un profilo basso. Sa bene che una rondine non fa primavera e proprio questo tipo di principio ha pregiudicato la sua carriera. Almeno sinora: chissà che il futuro non gli riservi maggiore gloria, come all’Olimpico. Tuttavia, il ragazzo sa bene la sua situazione in squadra: «Il titolare è Da Costa, non scherziamo. Io lavoro sodo per farmi trovare pronto quando serve; certo che mi fanno piacere i complimenti, non è facile riceverli se giochi poco come capita a me e sei un portiere – ha commentato il blucerchiato alla presentazione del “Ravano” – Ma Angelo è il numero uno e merita questo ruolo, io sono il numero due e non è una partita a cambiare le cose». Nonostante una super-parata come quella su Florenzi, l’estremo difensore della Samp non si esalta più di tanto: «Sì, bella, ma è solo una parata: non avendo passato il turno, non c’è niente da festeggiare...».
E così quel ragazzo, denominato il “Falco di Oregina” («Sono affezionato a quel soprannome ormai»), ha fatto rivedere alcuni pezzi di bravura che aveva mostrato già in Primavera nel lontano 2008: «A Roma ero emozionatissimo. Giocare in quello stadio e contro quei campioni non capita tutti i giorni: ho preso subito quel gol, ma non mi sono demoralizzato – racconta, come riporta “Il Secolo XIX” – Poi sono venute quelle parate, ma non esagerate nel definirle miracolose. Un portiere è lì per quello, non c’è niente di miracoloso…». E’ lo stesso Fiorillo a raccontare la parata su Florenzi: «Mi sono rialzato e tuffato nell’angolo dove pensavo avrebbe tirato: non avevo grossi dubbi su dove sarebbe andata la palla, semmai temevo che fosse troppo forte vista la vicinanza e il tiro di collo – commenta l’estremo difensore Samp – Così sono andato con le braccia tesissime, come si fa per un muro di pallavolo, e quando ho impattato la palla sono riuscito a tirarla fuori, finendo io in porta per il contraccolpo. Non è per fare il modesto, ma la parata l’ho rivista e non ci ho visto nulla di particolare. E negli spogliatoi non ne abbiamo parlato: sarebbe stato bello passare il turno e sfidare la Juventus, avendo perso passa tutto in secondo piano».
L’exploit nella gara dell’Olimpico non cambia i piani di Mihajlovic, visto che lunedì giocherà di nuovo Da Costa. Però, c’è chi dalla famiglia Fiorillo pensa che alcuni paragoni l’abbiano danneggiato: «Definirlo nbuovo Buffon non gli ha portato bene. Consideriamolo solo come Vincenzo Fiorillo e diamogli fiducia in quanto tale – afferma il fratello Luigi, genoano e di un decennio più vecchio – io sono di parte e non faccio testo, ma per è un grandissimo e non da oggi. Il problema è che la sua carriera è stata costellata di episodi sfortunati e infortuni: per un portiere, è decisiva la continuità in campo per dimostrare il suo valore e conquistarsi la fiducia. In Calabria, per esempio, si è rotto un dito ed è stato fuori mesi. A Livorno ha giocato con continuità e ha fatto una grande stagione. In particolare, il fratello sottolinea come non riesce mai a segnare un rigore contro Vincenzo: «Non che io abbia grandi piedi, sono un difensoraccio di terza categoria (è tesserato per il Granarolo, ndr), ma quello che mi ha sempre impressionato è che Vincenzo capisce prima del rigore dove tirerai».