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Pagellone 2016/2017 – Dennis Praet: solo un gol e un ambientamento difficile
Pagellone 2016/2017 – Dennis Praet da un lato ha tradito le aspettative, dall’altra parte ha giocato in un ruolo non propriamente suo e non si è ambientato con facilità
Dennis Praet è una pagina difficile da scrivere al termine di questa stagione. I motivi sono tanti: è arrivato dopo un investimento importante e già questo mette una certa pressione. Quando le cifre sono alte anche le aspettative del tifoso lo sono altrettanto e, se non vengono ripagate, si finisce per parlare di “fallimento“. Questa affermazione nei confronti di Praet è sbagliata. Non è stato un fallimento. Ci si sarebbe potuto aspettare di più da lui? Certo, non nascondiamo che avremmo voluto vederlo arrivare al gol di più dell’unica volta in cui ha segnato. Ma bisogna analizzare Praet a tutto tondo per capire la difficoltà che ha avuto in questo primo anno in Serie A. Il nostro campionato non è facile, lo ha ammesso anche lui nelle poche interviste rilasciate. In più Giampaolo lo ha sempre schierato più come mezz’ala che nel suo ruolo natura di trequartista. Non sappiamo se avrebbe reso meglio se avesse giocato in quella zona del campo ad oggi presidiata da Bruno Fernandes e Ricky Alvarez. Quindi la sua votazione complessiva non può non risentire di questi dettagli. Seconda questione, non meno importante della prima, l’alternanza con Linetty: spesso i due hanno fatto staffetta seppur siano molto diversi. Praet è tecnico puro, Karol è più fisico, non a caso Giampaolo lo ha soprannominato il “trattore”. Mentre Dennis difficilmente sopperisce alle difficoltà mettendoci il corpo, Linetty ha saputo sopperire alla tecnica con il combattimento, per questo motivo il mister è stato spesso condizionato nella scelta del titolare dalle esigenze che una determinata partita richiedeva e anche tenendo conto di chi avrebbe schierato in difesa sull’esterno di sinistra (Regini con Praet, Linetty con Dodo). Tutte queste cose hanno influito sul rendimento generale che comunque possiamo dire sufficiente per un giocatore come lui dai margini di miglioramento enormi e magari con la possibilità, l’anno prossimo, di vederlo giocare meglio da mezz’ala o più nel suo ruolo naturale di trequartista.