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Silvestre-Samp, rischio addio: la sua storia in blucerchiato

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L’esclusione con il Chievo potrebbe chiudere l’avventura di Matias Silvestre con la Samp: un rapporto che non è sempre stato facile in poco più di un biennio trascorso nella Genova blucerchiata

Estate 2014. L’estate del Mondiale brasiliano, della venuta di Ferrero e della prima Samp targata Sinisa Mihajlovic, stavolta dall’inizio. C’è attesa, perché il finale di 2013-14 è stato per lo meno incoraggiante e ci sono alcune individualità dalle quali ripartire: Gabbiadini, Soriano, Obiang, De Silvestri, Eder. Tra loro, manca un buon compagno da affiancare a capitan Gastaldello. La scelta ricade su quello che può sembrare un azzardo: Matias Silvestre.

DOVE ERAVAMO RIMASTI? – Arrivato in Italia nell’inverno 2008, Silvestre è stato per sei anni al Boca Juniors, dove ha giocato con poca regolarità, ma con il quale ha potuto alzare due Copa Libertadores nel 2003 e nel 2007. Prelevato dal Catania marcatamente argentino di Lo Monaco, Silvestre conquista spazio e diventa un riferimento per gli etnei. Nel 2012 lo sgarbo di mercato, con il centrale che firma per il Palermo: un idillio durato una stagione, prima di trasferirsi a Milano.

SAMP COME RILANCIO – Bisogna mettere nel giusto contesto l’arrivo di Silvestre alla Samp. Al suo arrivo, l’argentino è reduce da due pessime annate a Milano: comprato dall’Inter, non viene confermato da Mazzarri (che non lo vede bene nella difesa a tre) e passa al Milan in prestito, dove gioca pochissimo. 13 gare di Serie A in due anni non sono un bel biglietto da visita, però Mihajlovic crede in lui. E fa bene: quando si tratterà di dirimere il dualismo con Alessio Romagnoli, il tecnico serbo deciderà di lasciar andare Daniele Gastaldello a Bologna piuttosto che rinunciare all’argentino (29 presenze in A e una in Coppa Italia). La Samp conquista l’Europa e Silvestre ritorna blucerchiato a luglio 2015.

IL SECONDO ANNO – Come avrebbe detto CapaRezza in un suo famoso brano, «il secondo album è sempre quello più difficile nella carriera di un artista». Lo stesso si può dire che per un calciatore alla seconda annata in un club: Silvestre è un caposaldo della Samp, ma la gestione alternata tra Zenga e Montella mette a dura prova il suo rendimento ed espone i suoi limiti, specie nella difesa a tre. Una brutta stagione, tanto che per un attimo si pensa anche all’addio. Invece Giampaolo ha avuto fiducia nell’argentino e l’ha rilanciato: oggi Silvestre è il capo della difesa blucerchiata. Per questo una sua eventuale partenza dispiace e fa pensare al peggio.

TITOLI DI CODA? – Ora l’esclusione con il Chievo fa presagire un addio, con Mihajlovic che rivorrebbe l’argentino a Torino. Un addio dovuto all’incertezza sul rinnovo, che la Samp avrebbe forse dovuto programmare prima, ma che al tempo stesso dimostra anche una certa difficoltà di Silvestre nel cercare l’accordo con la società blucerchiata. In fondo, qualcuno certamente ricorderà come il centrale alla fine del 2014-15 non abbia immediatamente accettato l’offerta del Doria, ma sia tornato a luglio, dopo quasi un mese e mezzo di estenuanti trattative. Ciò nonostante, la partenza di Silvestre sarebbe una falla difficile da riempire… a meno che il nome del successore non possa gravitare sui livelli di un Tonelli. Allora Mihajlovic sarà accontentato e i tifosi della Samp se ne faranno una ragione.

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